Prada, la donna è a tinte forti Pantaloni di visone da Fendi

MILANO. Il cappotto è in pelle nera con l’interno di pelliccia rossa, i sandali sono gialli e sembrano architetture, l’abito è trasparente e danza su coulotte viola e verdi. Esce dal sottosuolo e abbaglia come un semaforo la donna di Prada, paladina dei colori, dei contrasti e del foulard-cravattino portato su tutto come un amuleto. Pallida come uno straccio e magra come un chiodo, affronterà il prossimo autunno inverno in un tripudio di tessuti pregiati e tinte forti, simbolo di un’opulenza-feticcio che dovrà ripararci equamente dai rovesci del cielo e dal quelli dello spread.
Di certo non soffrirà la donna Fendi che, con un vago effetto Crudelia, se ne starà al calduccio dei suoi pantaloni di pelliccia e della sua volpe declinata in colli, scialli, mantelle, cappe, orli, profili e ciuffi che decorano il cappotto come pennellate. Fosse sfuggito un pelo, niente paura. A riprendere la sfilata, per la prima volta nel mondo della moda, le telecamere ad alta definizione installate sui droni in volo sulla passerella. Anche la tecnologia ha però i suoi limiti e, a fine sfilata, un drone impazzito si schianta a bordo pedana ma senza provocare un graffio.
Sembra invece scappata da una tribù indiana a sei stelle la donna di Just Cavalli che si decora di frange come fossero piume: frange sui pantaloni d'oro, sulle bisacce di pelliccia, sulle minigonne e sui tronchetti per una squaw del terzo millennio che non rinuncia al tocco animalier mescolando accampamenti e giungla in un mix di climi, richiami e continenti. Il passo cambia da Max Mara che copre le gambe fino a metà polpaccio (ahi!) ma scopre le braccia e chi non ha allenato i bicipiti avrà problemi seri. Perdono infatti le maniche - nell’ordine - i cappotti, le giacche, i caban, i blazer, i maglioni, gli abiti. Un’intera collezione di gilet, anche sovrapposti, dai tessuti maschili come il tweed o il Principe di Galles che segnaleranno senza pietà chi ha fatto pilates e chi invece è rimasta sul divano a grattarsi la pancia. British anche i colori - verde muschio, marrone, grigio fumo di Londra - illuminati da scarponcini d’oro sui quali si sono concentrate le attenzioni dell’attrice australiana Rose Byrne, in prima fila come una dea.
La dolcezza, però, è un’altra cosa, come dimostrata Blugirl nella seconda giornata di sfilate milanesi. Infilata in abitini a trapezio rosa bebè, azzurro cielo, giallo canarino, glicine in fiore; riscaldata da trench di pelle e cappe maculate in 3D; pettinata come Marianne Faithfull e illuminata da una pioggia di micropaillettes la donna Blugirl porterà a spasso gli anni Settanta nascondendo invece le braccia e mostrando le gambe come una vera ragazza yeye.
Giochi di pieghe, trasparenze e tasche - una moltitudine di tasche a soffietto che sembrano botteghe attaccate al corpo - per la donna del manotovano Andrea Incontri sulla sua passerella metropolitana. Viola per il top monospalla sul pantalone a vita alta e nero per il maxi-coat da Costume National. Black & white in pelle e pelliccia da Cristiano Burani. Donna tosta, che non teme il freddo né eventuali imperfezioni cutanee, quella di Krizia che sfila in nero però con bluse nude look, gonne dallo spacco assassino, minigonne alte poco più di una cintura e abiti monospalla. Trionfa il plissè, fedele nei decenni, su gonne, camicette, pantaloni e persino sui top, che però sono di pelle per garantire un sicuro effetto scultoreo. L’animale preferito resta la pantera che, geometrizzata, spalanca le fauci sui maglioni decorati con pietre e ricami. Roar.
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