Preghiera a 20 anni dalla strage
Presenti solo i Gobbo, la famiglia Olivetti dovrà attendere

Vent’anni dalla strage della Maiella, dal giorno maledetto in cui un pastore macedone si è preso le vite di Tamara Gobbo e Diana Olivetti, ragazze di 23 anni in quella che doveva essere una vacanza estiva. In quel 20 agosto 1997 cambiarono le vite di due famiglie, le stesse che in questi giorni si sono date appuntamento lì per commemorare la ricorrenza.
«Siamo stati su un’oretta» racconta Silvia Gobbo, sorella di Tamara. «Non era nulla di organizzato. C’erano comunque alcune persone giunte appositamente per dire una preghiera».
Alì Hasani Aliyebi, poco più che ventenne, tentò di violentare le due ragazze e poi le uccise. Riuscì a salvarsi solo la terza giovane della comitiva, Silvia Olivetti, sorella di Diana. Con una corsa disperata in mezzo al bosco riuscì a raggiungere il paese più vicino e a dare l’allarme. La ragazza, all'epoca ventenne, ha poi trovato l'amore in Abruzzo, dove si è sposata nel 2003 con un giovane di San Valentino, un paese vicino al Monte Morrone. Il macedone, dopo due anni, venne condannato all’ergastolo.
Ieri mattina, purtroppo, non erano presenti i coniugi Olivetti. Per via dell’età non riescono ad affrontare una camminata così dura. Saranno accompagnati in questi giorni dalla Forestale ma non è facile trovare un momento libero perché le forze dell’ordine sono impegnate con l’allarme legato agli incendi. Sono quasi nove chilometri lungo il “sentiero delle signore”, che Cesare e Fiorenza Gobbo hanno voluto risalire da soli insieme alla figlia Silvia, per tenere vivo il ricordo di Tamara e Diana vittime della furia assassina di Hasani. Per la famiglia Gobbo è stata quasi una via crucis fino al cippo dove insieme hanno recitato alcune preghiere.
(e.fer.)
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