Preso l’Angelo della morte Uccideva con l’insulina

Infermiere sospettato di aver assassinato sette anziani in una clinica di Tivoli Era già in carcere per l’omicidio di una collega trovata sepolta nel suo giardino
Vittorio Rizzi, capo della squadra mobile di Roma, ha guidato gli investigatori dell'Unita' delitti insoluti nel caso Stazzi. ANSA/MASSIMO PERCOSSI/DBA
Vittorio Rizzi, capo della squadra mobile di Roma, ha guidato gli investigatori dell'Unita' delitti insoluti nel caso Stazzi. ANSA/MASSIMO PERCOSSI/DBA

di Natalia Andreani

ROMA

Uccideva piano piano, scegliendo le sue vittime tra i pazienti anziani della clinica in cui lavorava. Una morte lenta inflitta loro attraverso la somministrazione di psicofarmaci e sostanze immunodespressive e poi di enormi quantità di insulina. E’ così che Angelo Scazzi, alias l’Angelo della morte, avrebbe ammazzato sette anziani. Sette omicidi ai quali se ne potrebbero aggiungere altri tre sui quali la polizia sta ancora indagando.

Angelo Scazzi, ex infermiere, ha ricevuto l’ordinanza di custodia cautelare mentre si trovava già in carcere, detenuto per l’assassinio di Maria Dell’Unto, sua ex amante ed infermiera del policlinico Gemelli scomparsa e uccisa nel 2001. Ed è stato proprio indagando sul delitto della donna che la squadra «Cold case (casi freddi)» della questura di Roma, è venuta a capo della tragica sequenza di morti avvenute nella casa Villa Alex di Tivoli dove Stazzi lavorava nel 2009. In quell’anno, dicono ora gli investigatori, fu Stazzi ad uccidere i sette anziani - fra i 70 e i 90 anni - deceduti nel giro di dieci mesi dopo un lungo periodo di coma.

Stazzi, stando alla prima ricostruzione, non agiva per motivi economici o per rubare quei piccoli oggetti d’oro che generalmente mancavano dopo i decessi. Avrebbe fatto tutto perché «si sentiva in contatto con Dio».

L’uomo somministrava ai pazienti prescelti psicofarmaci per abbassare gradualmente le difese immunitarie dell’organismo. Poi seguivano massicce iniezioni di insulina fino a provocare il coma: certo che con la morte ogni traccia di overdose sarebbe scomparsa. Nel caso di una donna sopravissuta, le analisi ematiche rivelarono però che l’insulina era arrivata a essere 50 volte sopra la soglia. Da qui i sospetti poi suffragati dagli ammanchi di insulina dalla farmacia del reparto e anche dalle testimonianze dirette di alcuni infermieri.

L’Angelo della morte, come le cronache lo hanno ribattezzato, si è sempre professato innocente. Lo ha fatto anche quando gli inquirenti hanno scoperto il corpo dell’ex amante sepolto nel giardino della sua casa di Montelibretti. A tutti ripeteva di essere «un medico mancato», ma di saperne più di tanti altri dottori. In clinica chiamava spacciandosi anche per un medico del policlinico Gemelli: ovviamente sotto falsa identità. E la richiesta era sempre quella: aumentare i dosaggi di insulina.

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