Preso nel 1866 ad archibugiate l’unico contrario al Plebiscito

gli ultimi secoli
Il clamoroso gesto del primo cittadino all’atto pratico non provoca particolari sconquassi. C’è da tenere presente che in quel momento Ponso ha quasi 1.800 abitanti: non pochi per l’epoca, ma una ragione c’è. Occorre segnalare al riguardo che Napoleone, anticipando la futura politica demografica di Benito Mussolini, esenta dal versamento della tassa demografica (1,34 lire a persona) le famiglie con più di 12 figli…
Certo, c’è da darsi da fare; ma il benefit fiscale si somma a una realtà in cui le famiglie numerose sono la regola, perché i figli vengono considerati come preziose braccia per lavorare i campi.
Nel 1813, andati via i francesi, il paese come tutto il Veneto passa sotto l’Austria asburgica, che rimette in sesto la viabilità, fino a quel momento costituita praticamente solo da sentieri e mulattiere, ma ha la mano pesante sul piano fiscale, stangando con le tasse la gente e lo stesso Comune, il quale si vede oltretutto obbligato nel 1859 a versare un prestito straordinario di 13.625 fiorini per finanziare le spese di guerra sostenute da Vienna.
Sarà forse anche per questo che nel 1866 il plebiscito per l’annessione del Veneto all’Italia a Ponso raccoglie l’unanimità dei “sì”: l’unico oppositore, di cui peraltro non viene reso noto il nome, viene comunque individuato dalla gente del posto, al punto da vedersi costretto a scappare nottetempo, quando qualcuno prende ad archibugiate la sua casa.
Pesantissimi danni vengono inflitti al territorio comunale, così come a tutta quella fascia della Bassa padovana, dalla grande alluvione del 1882: 945 abitanti, quasi la metà della popolazione, restano senza tetto. E un altro segno pesante lo lascia la seconda guerra mondiale, proprio nelle battute conclusive, quando nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945 i nazisti in fuga distruggono la chiesa di Santa Maria Assunta, il campanile e sei case.
Ma come tutta una regione, il paese trova ancora una volta la forza per ripartire, e per riconquistarsi l’antica tranquillità, portando comunque il proprio contributo al graduale rilancio di una Bassa padovana volta a scrollarsi di dosso la plurisecolare condizione di zona depressa, e a inserirsi nella dinamica di crescita complessiva del Veneto.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova