Pride, Storie Pazzesche e Aldo, Giovanni e Giacomo: questa settimana sul grande schermo

Le recensioni dei nostri critici Michele Gottardi e Marco Contino sui film usciti questa settimana sul grande schermo. Leggi e commenta
Pride
Pride

PADOVA. Quattro film di Natale al cinema dal 12 dicembre 2014. Ecco le recensioni dei nostri critici Michele Gottardi e Marco Contino.
Tutti i film in proiezione nei cinema di Padova con orari e trailer

PRIDE
Attivisti gay e minatori gallesi ai tempi della signora Tatcher

“Grazie, signora Tatcher” non è solo il titolo di un film del 1996. È, anche, e col senno di poi, il sentito omaggio di molti autori britannici alla “Lady di ferro”, inconsapevole musa di un intero filone cinematografico che negli ultimi trent’anni ha ispirato decine di film, da “My beautiful launderette” fino all’ultimo “Pride”, passando per Ken Loach (Riff Raff e Piovono pietre) e per i fortunatissimi “Full Monty” e “Billy Elliott”. Senza le riforme politiche della Tatcher, probabilmente non avremmo conosciuto i disoccupati di Grimley con la loro orchestra e un talento del balletto classico cresciuto tra carbone, mani callose e pinte di birra. E neppure l’improbabile alleanza tra un gruppo di attivisti gay e una comunità di minatori gallesi, coinvolti come altri migliaia di lavoratori nel drammatico sciopero che nel 1984 accese una delle più pericolose micce sociali del Regno Unito.

“Pride” di Matthew Wharcus prende spunto da questo sodalizio (vero) per raccontare - attraverso gli occhi di un giovane fotografo di buona famiglia dall’orientamento sessuale ancora acerbo - le vite, i drammi e la tenacia di un manipolo di gay e lesbiche capaci di fondare il LGSM (Lesbians & Gays Support the Miners) e stringere così un patto di ferro con una scorbutica e mascolina comunità di estrattori della contea di Dulais.
Il modo più semplice per fare amicizia resta quello di trovare un nemico comune. Così, tra scetticismo, pregiudizi e incomprensioni, istanze sessuali e proletarie trovano un terreno sorprendentemente fertile per attecchire. Warchus è più furbo che bravo: intuisce le potenzialità del plot, usa il ballo come enzima catalizzatore di un insospettabile processo di integrazione, sviluppa almeno tre storie personali scontate e paradigmatiche (quella, di formazione, del giovane fotografo, quella del gallese che trova il coraggio di tornare dalla madre e quella del leader degli attivisti stanco del proprio ruolo) e infila, tra umorismo british e signore attempate che si tolgono pruriginose curiosità, drammatici riferimenti all’Aids e alle conseguenza sociali della deindustrializzazione.

Eppure, “Pride”, nonostante tanti cliché, sentieri già battuti e una certa dose di ruffianeria, trasforma il dejavù in una sensazione calda e familiare, persino emozionante quando le mogli dei minatori intonano “Bread and roses” trascinando nel coro giovani e vecchi, etero e non, radicali e proletari. Pride ha tutte le carte in regola per essere la commedia di Natale, di programmatica sincerità e di oliata drammaturgia. (m.c.)

Durata: 120’. Voto: ***
La scheda del film su TrovaCinema
 

Pride
Pride

IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO
Risate spente con Aldo, Giovanni e Giacomo

La comicità non è eterna, o si rinnova o si spegne. Eppure spesso umoristi e cabarettisti, soprattutto di casa nostra, non riescono a modificare lo stile, fatto di battute e di gag che si ripetono eguali nella sostanza. Passare dal teatro alla televisione e di qui al cinema, non è facile. Restare sullo schermo a lungo è molto più difficile. Prova ne è l’ultimo film di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti registi e interpreti de “Il ricco, il povero e il maggiordomo”. Il trio di Aldo, Giovanni e Giacomo – che di loro si tratta – ha spesso stimolato l’ilarità con espressioni e situazioni di comicità involontaria: purtroppo il loro film strappa con difficoltà due allegre risate in quasi due ore di proiezione.

Sarà forse l’ambientazione e la storia molto borghese che congela, anche nella critica sociale, lo sberleffo e lo sghignazzo: tuttavia è l’impianto generale del film a risentirne giungendo, alla fine, persino quasi ad annoiare. Giacomo è un broker ambizioso e imprudente che perde tutto con investimenti a rischio nel Burgundy, Giovanni è il suo maggiordomo tuttofare, innamorato della domestica venezuelana Dolores, Aldo è un venditore ambulante, investito dai due e trasformato in tuttofare. Affiora il noto ambiente milanese e i consueti caratteri - compresa Giuliana Lojodice, la migliore - ma a mancare è l’anima ridente del trio comico. (mi.go.)

Durata: 102’ – Voto * ½
Leggi la scheda del film su TrovaCinema

Il ricco, il povero e il maggiordomo
Il ricco, il povero e il maggiordomo

MA TU DI CHE SEGNO SEI?
Paranoie zodiacali e gag da cinepanettone

Ritorna il cinepanettone. Non c’è più la Filmauro di Aurelio De Laurentiis, ma la “K films” (marchio Lucky Red). Però ci sono Neri Parenti alla regia e, soprattutto, Massimo Boldi - che mancava all’appuntamento natalizio dal 2005. L’attore varesino è il vero mattatore di questo – sconclusionato, trito e avariato - “Ma tu di che segno 6?”, film a episodi uniti tra loro dalle manie astrologiche dei protagonisti. Boldi è scatenato nei panni di un tipografo ufficiale del Vaticano, ipocondriaco e igienista, che finisce ricoverato in ospedale e scambiato per un altro paziente che soffre (indovinate un po’?) di emorroidi. Tra clisteri, grida e scivoloni, è sin troppo facile accorgersi che il cinepanettone – rimpinguato di facce vecchie e nuove (Gigi Proietti, Vincenzo Salemme, Ricky Memphis, Pio e Amedeo, Vanessa Hessler) e costellato di gag a effetto sicuro – rimane uguale a se stesso. (m.c.)

Ma tu di che segno sei?
Ma tu di che segno sei?

STORIE PAZZESCHE
Il cinema argentino tra ironia e violenza (prodotto da Almodovár)

Il cinema argentino degli ultimi anni mostra una vitalità e uno sguardo disincantato che unisce ironia e cattiveria, sconfina a volte nell’horror e nel thriller. Lo conferma anche il giovane Damián Szifrón che con “Storie pazzesche” - addirittura selvagge in originale - firma a quasi quarant’anni il suo terzo lungometraggio, in genere thrilling come la sua attività televisiva di scrittore e regista della serie “Hermanos & detectives”. Le storie di Szifrón sono piaciute molto anche a Pedro Almodovár, che le ha prodotte forse proprio per essere un ritratto della cattiveria umana, venato di paradosso e di violenza, a tratti persino splatter. Il filo che lega le diverse storie sono la vendetta e il riscatto, coi quali si cimentano tutti, gangster, uomini comuni o donne docili e miti. I fatti sono casuali – un diverbio fra automobilisti si trasforma in un massacro – o studiati a tavolino – come quelli ideati da uomo che decide di vendicarsi di quelli che gli hanno fatto del male riunendoli in un luogo improbabile – o ancora innescati da una festa o da una cerimonia, come nel caso del matrimonio. Girato con buon senso della suspense e ambiziose scelte di regia, il film ha a tratti un senso del tempo un po’ televisivo, che gli fa perdere ritmo e originalità con lo scorrere dei minuti. (mi.go.)

Durata: 122’ – Voto: ** ½
Leggi la scheda del film su TrovaCinema

Storie Pazzesche
Storie Pazzesche

 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova