Prismi, le maschere di Gallo si fanno totem e ci parlano

PADOVA. L’Oratorio di San Rocco a Padova ospita fino al 30 giugno la mostra “Prismi”, sculture di Giuseppe Gallo. Artista di prim’ordine nel panorama italiano, apprezzato e noto a livello mondiale sia come scultore che come pittore, Gallo può vantare la presenza di alcune sue opere nelle collezioni dei principali musei internazionali come il Moma di New York, il Museum Modern Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, il Mart e il Macro, solo per citarne alcuni. E proprio nel museo romano e alla Kunsthalle di Mannheim, anche se con allestimenti totalmente diversi, l’installazione proposta a pochi passi dalle principali piazze padovane ha debuttato nel 2007, anno della sua realizzazione.
“Prismi” è costituita da ventisei elementi che rappresentano ognuno delle maschere che diventano un unicum con il basamento e danno vita a piccoli megaliti che si stagliano fieri nello spazio espositivo.
La disposizione di questi piccoli totem attraverso un percorso a spirale permette di relazionarsi e celebrare ogni singola maschera, che si distingue dalle altre non solo per provenienza e utilizzo. L’uso di questo oggetto, ricco di fascino e storia, si perde nel tempo e ritorna in tutte le popolazioni. Per gli studiosi, il comune denominatore nell’atto di coprirsi il volto con un artefatto è la metamorfosi: chi porta una maschera non si limita a nascondere la propria identità ma si trasforma in un’altra entità, spesso divina. Solo dal Rinascimento, la maschera assume quella valenza negativa di nascondere l’identità e quindi la verità.
«Le maschere sono un segno che le culture producono» ha spiegato Giuseppe Gallo «e mi colpiva come tutti i popoli si siano mascherati». L’opera dello scultore cosentino vuole proprio recuperare questa diversità e la coesistenza in uno stesso luogo di effigi utilizzate in contesti così diversi come rituali religiosi o funebri, nel teatro classico o durante il Carnevale rappresenta la coesistenza stessa di culture differenti, al di là dei limiti temporali e geografici.
Quella di Gallo è un’antologia di culture e popoli, perché ogni prisma diventa il simbolo della cultura che lo ha creato. Il bronzo con cui sono state realizzate le singole sculture, anche se al primo impatto sembra basalto per la scelta di un colore così scuro per la brunitura, conferisce all’installazione una certa solennità e classicità, linguaggio caro all’artista, perché considerato universale e che ritorna spesso nella sua poetica.
L’Oratorio è in via Santa Lucia, a Padova.
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