Prosecco “made in Padova” è corsa ai nuovi vitigni doc

Il Prosecco “made in Padova” suona la carica e guida la riscossa dei viticoltori, soprattutto di quelli di pianura i quali, dopo aver tirato la cinghia per anni, vedono per i loro vigneto l’occasione di rendere decisamente di più. È arrivato infatti il via libera all’ampliamento della superficie a doc: in “palio”, in Veneto, ci sono ben 2.444 mila ettari di vigneto (circa 400 per il territorio del Padovano) che i produttori possono chiedere entro la fine del mese. Il bando è stato pubblicato lo scorso 15 luglio: la corsa alle bollicine è iniziata. E le viti di glera, l’uva da cui si produce il remuneratissimo vino, rischiano di cancellare gli altri vitigni.
Glera raddoppiata in cinque anni. Il successo del prosecco è anzitutto una questione di prezzo, perché il mercato oggi premia chi sa intercettare le tendenze del momento. I consumatori chiedono vino bianco, meglio se con le bollicine, ad un prezzo ragionevole. Il Prosecco Doc è la risposta e Padova non è certo rimasta alla finestra. Non è un caso pertanto che negli ultimi cinque anni la superficie coltivata a glera, il vitigno dal quale si ottiene il vino Prosecco, sia più che raddoppiata, arrivando oggi a contare 1.611 ettari, più di un quarto dei vigneti padovani che coprono 5.875 ettari. E si posiziona davanti davanti al “calssico dei classici”, il Merlot (1.229 ettari), oltre che al Pinot Grigio (606 ettari), al Cabernet Sauvignon (381), al Cabernet Franc (272), allo Chardonnay (143) e alla Garganega (117). Ovviamente siamo lontanissimi dai numeri della provincia di Treviso, dove gli ettari coltivati a Glera sono quasi 19 mila, più del triplo dell’intero vigneto padovano. Padova comunque si piazza buona seconda, con ulteriori prospettive di crescita.
I prezzi. Del resto produrre Prosecco oggi paga: le quotazioni di un quintale di uva glera oscillano fra i 90 e i 100 euro mentre il secondo vino prodotto nel padovano, il merlot, viaggia molto lontano a quota 30 euro. Un buon motivo per il quale molti viticoltori stanno guardando con speranza al bando aperto lo scorso 15 luglio per iscrivere altri 2.444 ettari di vigneti alla doc prosecco in tutto il Veneto. La parte del leone ovviamente la farà Treviso ma, fatte le debite proporzioni, i produttori padovani potranno aspirare a circa 3-400 ettari di nuovi vigneti.
Il bando. Per aderire al bando, presentando la domanda ad Avepa, l’agenzia veneta che si occupa dei pagamenti in agricoltura, c’è tempo fino al 30 luglio. Metà della superficie prevista sarà riservata ai viticoltori già inseriti nel sistema di controllo della docp prosecco, che rispondono a precisi requisiti, mentre l’altra metà verrà assegnata a soggetti nuovi, secondo criteri di priorità che premieranno i giovani e i produttori che adottano tecniche di coltivazione biologica. Al massimo si potrà aspirare all’assegnazione di 3 ettari, partendo da un minimo di 3 mila metri quadrati.
Un’occasione di rinnvovo. «La viticoltura padovana è riuscita con il fenomeno Prosecco a rinnovare e ampliare gli impianti viticoli garantendo l’incremento dell'offerta» spiega Lorenzo Fidora, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Padova. «Nella Bassa padovana i produttori hanno rinnovato i vecchi impianti obsoleti garantendo un incremento della produzione utile per rispondere alle richieste di mercato. In generale tutta la filiera vitivinicola veneta ha sviluppato la domanda sui propri prodotti, non guardando al proprio orticello, ma facendo sistema». «L’attenzione verso i giovani e il biologico è importante» ricorda Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Padova «visto che stiamo lavorando proprio alla costituzione del biodistretto in Veneto, una realtà che vede al suo interno in particolare i giovani. In questo modo saranno valorizzati i vigneti di pianura. D’altro canto però non deve venire meno l’impegno nei confronti delle altre doc e delle varietà autoctone, soprattuto dell’area dei Colli Euganei, che puntano all'identità del territorio». Gli studi del centro di ricerca Cirve di Padova e di Nomisma preconizzano una crescita del mercato degli spumanti del 5,7-5,9 per cento annuo nei prossimi dieci anni.
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