Prostituzione e caporalato, è boom di denunce: da 22 a 160 in 3 anni

PADOVA. Sfruttamento sessuale e lavorativo. Due piaghe di un fenomeno, quella della tratta di esseri umani, difficile da fotografare ma che apre squarci allarmanti. Siamo ancora molto lontani dalla soluzione, ma è anche vero i dati forniti dalla cooperativa “Equality” accendono la luce della speranza. Parliamo del progetto Nave, il network antitratta della Regione che quest’anno su Padova ha moltiplicato di otto volte i numeri dell’emersione rispetto alla prima edizione del 2016, passando dai 22 di tre anni fa ai 160 casi del 2018, su circa 750 contatti costruiti dagli operatori in strada.
I NUMERI
Quindi se prima solo una donna su dieci decideva di ricostruirsi una vita diversa, oggi i numeri vanno in controtendenza, anche se alla fine la percentuale di chi segue i percorsi proposti e va fino in fondo non supera di molto il 15%. Nel corso dell’attività del progetto Nave sul territorio padovano Equality ha mandato in strada una media di 47 operatori, in grado di entrare in contatto 748 volte con donne costrette a prostituirsi (solo una minima parte invece sceglie di farlo). Il maggior numero di contatti è avvenuto in zona industriale con ben 99 persone diverse, di cui 44 avvicinate per la prima volta. La nazionalità preponderante rimane quella nigeriana (51%), seguita da quella romena (23%). «È un dato significativo perché è in diminuzione rispetto al passato – spiega Barbara Maculan di Equality – anche per via della diminuzione degli sbarchi. Parliamo di persone vulnerabili che hanno l’urgenza di guadagnare e quindi finiscono tra le mani delle organizzazioni criminali. Questo è il principale motivo per cui non denunciano: hanno paura». Grazie al progetto 64 donne hanno svolto analisi sanitarie, mentre sono stati 160 i nuovi casi emersi (tra questi anche alcuni per sfruttamento lavorativo).
CAPORALATO
Il progetto Nave si occupa non solo di sfruttamento sessuale, ma anche lavorativo. A Padova sono stati effettuati lo scorso anno 18 accessi in aziende agricole o manifatturiere, che hanno generato 98 contatti con persone che subiscono abusi sul posto di lavoro. «Tra le province venete Padova è il territorio in cui si lavora meglio sull’emersione» rivela Maculan.
PARTE NAVE 3
Dal primo giugno il progetto promosso dalla Regione in collaborazione con il Comune riparte. «Sarà assolutamente in continuità con gli altri – garantisce Marta Nalin, assessore al Sociale –. Purtroppo questo è un lavoro che sarà reso più difficile ora che i parametri dell’accoglienza sono stati cambiati dal governo. È più complicato entrare nei Cas, e questo come ho già detto più volte inciderà anche sulla sicurezza dei cittadini». Come negli anni scorsi il progetto prevede un lavoro multi agenzia, che punta al contatto con quella parte di popolazioni a rischio, alle azioni proattive e all’emersione. Gli operatori sul territorio poi garantiscono l’emergenza, la presa in carico, l’assistenza fino all’inclusione sociale e la possibilità di trovare un lavoro.
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