Protesta in ginocchio per il Papa Swagger chiuso
La titolare prende le distanze dagli spacciatori e invoca la riapertura: «Non c’entriamo e quanto ai rilievi sanitari ci siamo messi in regola»

Si inginocchia davanti alla saracinesca chiusa del suo ristorante, quindi chiede aiuto: «Ho fatto tutto quello che potevo per denunciare la presenza di spacciatori nelle vicinanze del mio locale, ma le mie richieste sono rimaste inascoltate. Fin quando la polizia non è arrivata qua e ha deciso di chiudere l’attività da cui dipende tutta la mia famiglia solo perché, certi spacciatori, erano vicino all’ingresso».
A parlare è Itohan Emokpae, per tutti “mama swagger”. Insieme al marito Uyi Omorodion è titolare del ristorante Papa Swagger che lo scorso 19 maggio ha visto chiudere le serrande del proprio locale dopo un’ispezione dell’Ufficio polizia amministrativa della Questura. E lo fa, affermando di essere stata vittima di un’ingiustizia.
«Mi hanno detto che tra i motivi della chiusura c’è il fatto che ci fossero persone con precedenti dentro al mio locale», racconta la donna. Che poi afferma: «Le persone fermate non c’entrano nulla con il nostro locale. Anzi, il 29 aprile avevo mandato una pec ai vigili per segnalare proprio la presenza di spacciatori e chiedere aiuto prima che si arrivasse alla chiusura».
Nella mail certificata inviata agli uffici della polizia locale la donna spiegava l’interesse a «collaborare» con le forze dell’ordine per risolvere il problema. Prima di arrivare a misure drastiche, come la chiusura amministrativa.
Tra gli altri motivi della sospensione della licenza di 45 giorni anche irregolarità sul piano sanitario rilevate lo scorso aprile durante un’ispezione dei tecnici dell’Usl. «Ma ci siamo messi in regola e da fine aprile la sospensione era stata revocata», spiega la donna. Che fosse un errore di comunicazione tra enti, lo potrebbero dover stabilire a questo punto dei giudici amministrativi: «Farò ricorso, perché dall’apertura di questo locale dipende la mia famiglia», conclude, «noi abbiamo rispettato tutte le regole».
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