Punto da una vespa, muore in pochi attimi

SAN PIETRO VIMINARIO. Morire per una puntura di vespa. È il tragico destino toccato a Ivo Masola, 59 anni, residente a San Pietro Viminario in via Semitecola 29, beccato al collo da una vespa intorno alle 18.30 di sabato sera, mentre era nel giardino di casa sua a tagliare l’erba con un trattorino. Per l’uomo, che soffriva di allergia alle punture di alcuni insetti, non c’è stato nulla da fare: è spirato nel giro di qualche minuto, vittima di uno choc anafilattico che non gli ha lasciato scampo. La tragedia si è consumata nel pezzo di giardino di fianco all’abitazione della famiglia Masola: una striscia di verde e alberi da frutto che separa la bifamiliare di via Semitecola dal vicino distributore di benzina Loro, al civico 27, gestito dai figli di Masola, Matteo e Mirko, con l’aiuto del padre.
Sabato pomeriggio, insieme alla moglie Fiorenza Breda, il cinquantanovenne aveva deciso di fare un po’ di lavori di giardinaggio. A bordo di un trattorino stava tagliando l’erba di fianco all’abitazione, quando improvvisamente ha urtato il ramo di un albero, un albicocco, da cui è uscita una vespa che l’ha punto sul collo. Ivo Masola sapeva di essere un soggetto a rischio di reazioni allergiche: già in passato aveva subito quattro episodi simili, a cui fortunatamente era sopravvissuto. Non sapeva, però, di essere allergico anche alle punture di vespa. A fargli paura erano soprattutto altri insetti. Comunque l’uomo ha subito dato l’allarme. Ha fatto a tempo ad avvisare la moglie Fiorenza, che era a poca distanza. «Mi ha punto una vespa» è riuscito a dire: la moglie non ha perso tempo ed è corsa in casa a prendere la puntura di adrenalina, che teneva sempre a disposizione per emergenze simili. «Non sapevamo se anche questa puntura gli avrebbe procurato una reazione, perché in teoria non doveva essere allergico anche alle vespe», racconta la moglie Fiorenza. «È venuto a dirmelo, l’ho subito soccorso, all’inizio non si sentiva nulla e non aveva nemmeno gonfiore. Poi ha cominciato a dire “Mi sento male” ed è svenuto».
Ad aiutare si sono precipitati anche i nipoti Stefania e Stefano, mentre poco dopo è accorso il figlio Matteo che lavorava al distributore. L’altro figlio, Mirko, era in vacanza in crociera e solo ieri è riuscito a rientrare a casa. «Quando è svenuto mi è caduto in braccio, gli ho fatto da cuscino« ricorda la nipote Stefania «abbiamo provato a caricarlo in auto, ma a peso morto non riuscivamo. Nel frattempo però mio fratello era al telefono con il centro di primo soccorso e abbiamo eseguito tutte le manovre che ci indicavano, aprirgli la bocca e tirargli fuori la lingua per permettergli di respirare». Purtroppo non è bastato questo, né l’iniezione. Quando, dopo pochi minuti, è giunta sul posto l’ambulanza da Monselice, Ivo Masola era già in condizioni disperate. I sanitari gli hanno prima praticato la rianimazione cardiopolmonare, poi, quando è atterrato anche l’elisoccorso da Padova, hanno provato a intubare l’uomo. Tentativi disperati e inutili: non c’è stata alcuna ripresa delle funzioni vitali.
L’ambulanza ha caricato Masola e si è fermata venti minuti sul posto, ma ogni sforzo dei sanitari è stato vano. Quando è partita per il pronto soccorso di Monselice, Masola era già morto. «Sapevamo che poteva succedere» è la triste constatazione dei familiari, che hanno fatto tutto quello che potevano. «Purtroppo dopo ogni episodio il tempo per intervenire si accorcia sempre di più». In passato Masola aveva subito altri episodi simili, l’ultimo quattro anni fa. Allora era stato anche in rianimazione un paio di giorni, ma fortunatamente si era ripreso. Questa volta non c’è stato nulla da fare.
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