Quei quattro ragazzi fanno incetta di premi

Carlana, Mezzalira, Pentimalli, Sanquerin: hanno già vinto due concorsi e mezzo Ecco la biblioteca di Bressanone e il centro sportivo «Chapeau» in Svizzera

Non è una storia americana, si dipana tra Venezia, Padova e Treviso e invece del lieto fine ha un lieto inizio. Sembrerà impossibile, ma ci sono quattro giovani, giovanissimi architetti che hanno cominciato a vincere concorsi a iosa. Una percentuale impressionante: quattro partecipazioni, due vittorie. Se va avanti così, non ce n’è per nessuno, archistar comprese. Piccoli geni? Talenti precoci? Michel Carlana, che è un po’ il portavoce, sorride disarmante: «Noi abbiamo solo l’ambizione del buon senso». Sono in quattro, mediamente meno di trent’anni, e, a parte i due progetti vincitori, sembra che non abbiano fatto niente di speciale. Insomma un cursus honorum normale e tranquillo, la facoltà a Venezia, qualche approfondimento. Ma niente stage negli studi internazionali, viaggi, master o chissaché. E, per dirla tutta, non sono nemmeno figli di papà. Quindi sono veramente un piccolo miracolo italiano. Eccoli: di Michel Carlana si è già detto; poi gli altri tre: Luca Mezzalira, 29 anni; Curzio Pentimalli, 29 anni; Riccardo Sanquerin, trent’anni. Solo il padre di Pentimalli è architetto. Nascono “quasi” dal niente. Il quasi sta tutto nelle loro idee: «vogliamo fare dell’urbanistica e dell’architettura una cosa semplice e duratura, organica, precisa e necessaria».

E’ servito, ammette Carlana, fare quel libro per Electa Mondadori: un volume che spiegava come lavora lo studio di ingegneria svizzero Conzett Bronzini Gartmann AG. Un bel libro, ma soprattutto l’approccio ad un sistema di impostare la professione tutt’affatto concreto. L’utopia se ne sta tranquilla nell’alto dei cieli, e loro con i piedi per terra: hanno imparato che ingegneri e architetti insieme producono meglio. Il buon senso traccia la strada della semplicità, e la semplicità quella della qualità. I quattro non si definiscono, ma di sicuro non sono inventori, né sognatori. Sono realizzatori: pare che le commissioni dei premi l’abbiano capito al volo.

A Bressanone la nuova biblioteca civica porterà la loro firma: il concorso era internazionale, centosessanta concorrenti, vittoria netta. La casa dei libri è un edificio in mezzo ad altri, se ne staccherà perché più fresco, ma non troppo diverso negli elementi costitutivi: c’è il legno, ci sono le superfici bianche, le linee pulite. Cioè quanto gli altoatesini sono abituati a vedere nelle loro costruzioni, cosicché la nuova biblioteca si inserisce perfettamente nel continuum dell’abitato. Poi, naturalmente, ci sono i guizzi che ogni buon architetto deve avere: i “tagli” quasi arditi per la luce, i particolari studiati con devozione, le soluzioni che rendono l’interno adatto alla sua funzione. Avranno tradotto “buon senso” in tedesco ed è andata.

L’altro premio è ancora più fresco ed è arrivato giocando fuori casa, in Svizzera. Lì, dalle parti di Losanna, c’è un paesino che si chiama Les Bois, i boschi, che è proprio piccolo piccolo. Ebbene, il paesino svizzero propone un concorso internazionale per risolvere il gran problema della sua scarna urbanistica e della sua esigua popolazione. C’è un gran vuoto in mezzo al villaggio, e vicino una sala delle feste, importante perché lì una festa è un’occasione da non perdere. Si trattava di rimetterla in sesto e di progettare lì vicino un centro sportivo. «Chapeau», l’hanno chiamato i nostri quattro architetti. «Chapeau!» hanno detto gli svizzeri, scegliendolo e decidendo di costruirlo tale e quale. Se tutto va bene, fra un po’ cominceranno i lavori: gli svizzeri vogliono vedere tutto per bene, progetti esecutivi eccetera, se appena qualcuno dissente fanno subito un referendum, anche a Les Bois. Il progetto si chiama Chapeau perché il tetto del centro sportivo ricorda un cappello dalle linee moderne, un’evoluzione rispetto al classico tetto a quattro falde rimasto invece sulla sala delle feste.

C’è anche un terzo premio da raccontare, anche questo in Svizzera. E’ il progetto Magic Carpet che al concorso Europan 10 a Montreux ha vinto il premio runner-up.

Insomma pare che l’importante non sia partecipare, ma vincere. In realtà, spiega Michel Carlana, mandare i nostri progetti ai concorsi fa parte integrante della nostra filosofia. Che è quella di non fossilizzarsi su un tema o qualcosa di specialistico, ma di essere trasversali. «Noi accettiamo volentieri commesse di privati, poi guardiamo i bandi dei concorsi e scegliamo quelli che ci consentono di fare cose diverse. E’ stimolante». In effetti spaziano dalla villetta singola (un piccolo bijou pulito pulito appena terminato a Preganziol), alla sede amministrativa e commerciale di un’azienda (la “testa” di un capannone, linee che sfuggono la banalità per arrivare all’essenziale) a San Martino di Lupari. Ma i quattro si cimentano anche con i grandi spazi: è loro il masterplan nonché la progettazione di una serie di residenze a Casale sul Sile, proprio lungo il fiume, dove la grande idea è quella dell’orientamento di edifici e strade rispetto allo scorrere dell’acqua. Anche qui, sembra semplice.... In effetti è semplice, pare la cosa più naturale che possa venire in mente. Ma allora ci si chiede come mai in giro si vedano tali e tante schifezze se il “pensar semplice” è la miglior garanzia di qualità anche estetica.

Ì quattro, alla faccia dell’ossessivo - purtroppo reale - mantra quotidiano che per i giovani non si vede lavoro all’orizzonte, marciano sicuri. Finora i loro progetti, grandi e piccoli, sono stati cogitati e distesi in due piccoli studi, 70 metri quadrati l’uno, a Padova e Treviso. Stanno cercando una sede più grande, e sarà unica: dovrà servire anche a discutere, ad incontrare persone. Come biglietto d’ingresso, il buon senso.

P.C.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova