Quel caricaturista a parole

Gigi Mardegan leggerà brani scelti tra gli articoli di una vita
 
TREVISO.
Il 22 luglio era morto l'amico Indro Montanelli, quello che gli aveva saldato il conto dell'ultima querela perduta (Irene Pivetti «gobetta sopressata», aveva spuntato 50 milioni). Sergio Saviane, però, della morte di Indro non aveva saputo: era in coma all'ospedale di Castelfranco Veneto e sarebbe spirato 5 giorni dopo senza riprendere conoscenza. Montanelli è celebratissimo, mentre su quello «scomodo» giornalista satirico che Aldo Moro aveva definito «l'uomo più pericoloso d'Italia per la Dc», i riflettori si sono spenti e resta accesa solo la «torcia» dei cultori.  Eppure Saviane è di un'attualità caustica e stupefacente. Me ne sono accorto in questi mesi, andando a selezionare (ma vorresti tenere tutto) alcuni brani dei suoi libri per il reading che, nel decennale della morte, renderà omaggio al «Savian Contrario», padre della critica televisiva e fustigatore di malcostume politico. L'appuntamento è domani sera a Castelcucco, nell'ex caseificio (casèl) di via Rù.  Perchè lassù, stretti tra colline asolane e massiccio del Grappa? Perchè Saviane, comprandovi una casa settecentesca, poi aggredita dalle... conseguenze delle querele, aveva eletto Castelcucco a suo luogo dell'anima, nonchè definitivo buen retiro. E Castelcucco, per contro, senza cerimonie, aveva eletto quell'anziano brontolone, saggio, e in fondo buonissimo, a concittadino a pieno titolo. Tanto che a Sergio le famiglie dei dintorni ricorrevano per un parere sulla figlia da sistemare o sul campo da comprare.  Una dimensione, questa, del tutto ignota agli amici «importanti» di sempre - editori, direttori, scrittori e grandi firme - a cui accennava volentieri nelle serate in cui andavamo a strapparlo di casa per portarlo a mangiare una costicina bruciacchiata ai piedi del Grappa o dagli amici-ristoratori carnici di Monfumo. O, infine, da quella «balia di geniacci» che era Lino Toffolin.  Che Saviane fosse in realtà un gran signore, gentile e dolce, potrebbe testimoniarlo più di qualcuno. Ma nel lavoro non guardava in faccia nessuno, era più forte di lui, tanto da far dire a Maurizio Costanzo, che fino all'ultimo provò a stanarlo per portarlo fisso al Mcs: «Mi ha scotennato più volte, ma è geniale».  Erano soprattutto i «mezzibusti» - fu lui a inventare la definizione, come tante altre - del Tg a odiarlo. Giulio Colavolpe lo chiamava «Cirrosi Apatica». Biagi, che allora faceva tivù e al quale Saviane dava dell'ecumenico pretone, lo definiva «incapace di rinunciare alle sue cattiverie e destinato al rogo». Saviane ne sorrideva soddisfatto: «Quando non sanno cosa rispondere, dicono che sei imbriago».  Diversissimo il parere di uno dei padri del giornalismo italiano, Giorgio Bocca: «E' il più grande dei caricaturisti italiani viventi, anche se non usa la matita ma fa il suo mestiere con le parole».  Fu scrittore vero, Sergio: il suo «Festa di laurea» venne subito riconosciuto dalle giurie; il suo ultimo, «Il Coche», ha solo il difetto di non osare di più sulla strada del linguaggio letterario».  Dovendo beccolare (il verbo gli sarebbe piaciuto) tra i suoi scritti, lo spettacolo di Castelcucco, che fa onore all'amministrazione comunale del piccolo paese e alle sue certamente asfittiche casse, s'incentrerà, salvo un'eccezione (un brano da «Festa di Laurea» che racconta della sua famiglia), sul giornalista e sul critico televisivo. Le letture in scena sono di Gigi Mardegan che, appositamente per essere un po' saviancontrario, non leggerà con «bella dizione» da attore, ma indulgerà in quel piccolo accento nostrano che Saviane mai aveva perso nonostante gli anni della Dolce Vita lo avessero visto tra i protagonisti nella Capitale.  Lo spettacolo ci metterà la chitarra di Paolo Montini come le signore fanno con un filo di perle, ricostruirà le diverse atmosfere grazie alle immagini di Parallelo, ma senza mai rischiare di coprire e inghiottire i testi del Vecchio della satira italiana lette da Gigi Mardegan. Un vero peccato che si tratti di un «unicum». A fine reading, comunque, microfono tra il pubblico per sentire «altre storie di Saviane». Siccome Saviane non ci ha lasciato la sua rubrica, questo è un appello: è l'occasione per raccontare il Sergio... di ognuno e di tutti.  Chiudiamo con tre citazioni. Per Curzio Maltese fu «Imprevedibile, bravissimo, feroce», per Sgarbi «il primo modello», per Nello Aiello un «sorvegliato speciale», per Eugenio Scalfari «Zampa di velluto». Con artiglio.

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