Quel filo che lega i «carbonari» ai partigiani

Una stampa che rievoca i moti dell’8 febbraio 1848 al Bo e al Pedrocchi
Una stampa che rievoca i moti dell’8 febbraio 1848 al Bo e al Pedrocchi
 Convocati gli «Stati Generali» per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Padova è stata protagonista delle lotte risorgimentali, un'opposizione intellettuale, popolare, armata, ideologica, cospirativa, faccia a faccia con la dominazione asburgica. L'incendio ribellistico del 1848 che si propaga in tutta Italia vede, a Padova, studenti, docenti del Bo e popolo protagonisti di uno scontro epico e violentissimo.  La risposta repressiva è imponente e approfitta del disorientamento politico successivo alla ribellione: l'Ateneo viene chiuso, una censura paralizzante cerca di soffocare le voci di libertà. La contrapposizione continua dopo l'unificazione del 1861 perché il Veneto resterà sotto il tallone di ferro dell'imperial regio governo altri 5 anni, fino al 1866. E' l'Italia in armi che fa il Risorgimento, come dice Aldo Cazzullo nel suo libro «Viva l'Italia»: nel 1848 i volontari sono decine di migliaia, più della metà dei ventimila lombardi e veneti richiamati dall'impero austriaco disertano.  Il Veneto e Padova credono nella nuova patria ed è Garibaldi ad infiammare i cuori, mentre il processo di piemontizzazione coatta trasforma il Mezzogiorno in una sorta di selvaggio West dove al posto degli irochesi ci sono i briganti. Ogni tappa fondamentale della storia ha almeno due facce. La sera dell'11 luglio 1866, come scrive Angelo Ventura nel suo libro «Padova», il quinto squadrone lancieri Vittorio Emanuele si ferma davanti alle mura cinquecentesche. Il capitano Dario Delù con la scorta di un solo cavalleggero va in avanscoperta e, dopo aver percorso al galoppo la città deserta, da Santa Croce arriva al caffè Pedrocchi. Degli austriaci nemmeno l'ombra: se ne sono andati nel corso della notte. Il 12 luglio un immenso grido di gioia, Padova saluta la libertà con migliaia di vessilli tricolore nelle strade e alle finestre.  Il 28 aprile del 1945 accade un fatto speculare: quando le avanguardie neozelandesi dell'esercito alleato arrivano al Bassanello, trovano Padova già nelle mani dei partigiani. Pare quasi che la città con le sue tensioni spontanee e le sue fiammate di lotta riesca ad anticipare la Storia. Questo legame rinsalda l'idea di unità d'Italia: nel 1866 l'arrivo delle truppe di Vittorio Emanuele II segna l'annessione del Veneto al Regno d'Italia; nel primo conflitto mondiale Padova è capitale al fronte e nel biennio 1943-1945 è centro della Resistenza Veneta. L'Università, poi insignita della medaglia d'oro, è caposaldo delle lotte contro l'oppressione. Ieri il Comitato delle «Tre Erre» che mette in gioco una trentina di associazioni, per voce di Paolo Wiekzorek ha affiancato Risorgimento, Resistenza e Repubblica frutto della Costituzione.

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