Quel prodigio in pubblico del 1934

Di ritorno da Lourdes con don Luigi Callegaro, padre Leopoldo prende un calesse in piazzale della stazione per rientrare in convento.
Era il mese di luglio del 1934, data memorabile per il prodigio che sconvolse il centro cittadino. Attraversato ponte Molino, il cavallo trottava lungo via Dante quando si trovò ad incrociare un vagone del tram che occupava tutto lo spazio stradale dalle rotaie alle colonne dei portici. Impossibile passare: il vetturino cerca di trattenere il cavallo tirando con tutte le sue forze le redini, ma l’animale per il dolore si imbizzarrisce e punta dritto sul tram.
La gente grida spaventata perché la sciagura sembra inevitabile. Invece il calesse passa. Qualcuno, saputo della presenza sul carro di padre Leopoldo, gridò al miracolo, disse che c’era stata una luce fortissima, una vera esplosione di luce e che gli era parso che la strada si fosse improvvisamente allargata per lasciar passare indenne la carrozza.
Padre Leopoldo si schermì. «Quando vidi che il tram ci precipitava addosso, chiusi gli occhi e pregai la madonna. Così passammo. Non merito mio, è stata Maria Santissima a salvarci».
L’evento prodigioso fece molto scalpore in città: la preghiera di Leopoldo riusciva a spostare i palazzi facendo allargare la strada? Questo fatto aumentò ancora la fede del popolo nel piccolo padre cappuccino, gran maestro della confessione, capace di consolare e di convertire con la forza della parola. Alla sua morte il saio che indossava fu sbriciolato e minuscoli pezzetti di stoffa venivano conservati dai fedeli a protezione da ogni male
(al.co.)
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