Il questore di Padova difende la zona rossa: «La nostra non è repressione»
A tre giorni dall’entrata in vigore della zona rossa all’Arcella, Odorisio ha sostenuto l’operato delle forze dell’ordine

A tre giorni dall’entrata in vigore della zona rossa all’Arcella il clima che si respira in città è tutt’altro che leggero. Tra polemiche che già infuriano tra i residenti del popoloso quartiere nord, ricorsi amministrativi contro il provvedimento prefettizio e persino una petizione al Presidente della Repubblica, è stato il questore Marco Odorisio a rompere il silenzio. Lo ha fatto a margine della conferenza di commemorazione dell’agente scelto Arnaldo Trevisan, ucciso nel maggio 1988, a soli 22 anni, nel tentativo di sventare una rapina.
Una riflessione, seppur indiretta, rivolta alle critiche sui futuri controlli delle forze dell’ordine che faranno da sfondo all’Arcella per tutta l’estate, almeno fino a settembre: «Parliamo sempre di agenti che mettono in pericolo la loro vita per la sicurezza dei padovani», ha osservato Odorisio, che ha poi proseguito ricordando la campagna d’odio subita dalla polizia la notte del 24 novembre scorso, quando è apparsa una scritta davanti alla Questura che recitava «L’unico sbirro buono è quello morto».
«Una scritta che anziché suscitare una presa di distanza generalizzata e trasversale – ha riflettuto il questore – per alcuni è stato il pretesto per innescare delle inutili e sterili polemiche che hanno finito per offendere la memoria degli agenti che si sono sacrificati per la libertà di tutti. Così facendo li hanno uccisi una seconda volta».
Il messaggio è chiaro: le campagne d’odio contro la polizia e i controlli rischiano di delegittimarne il ruolo di tutori della legge. Parole che pesano di fronte all’impegno con cui la Questura – assieme a carabinieri, finanzieri e vigili urbani – si apprestano a presidiare la nuova zona rossa. «Sono oltre duemila i caduti della polizia di Stato, morti per garantire la liberà e i diritti di tutti i cittadini – ha aggiunto poi Odorisio – Ma non siamo repressivi».
Repressione che secondo molte realtà cittadine, soprattutto associazioni, si svilupperebbe attraverso un impiego così massiccio di agenti e militari per presidiare il territorio.
È questo il caso, per esempio, della “Rete no ddl Sicurezza”, figlia del Cso Pedro e Global Project, che si è più volte espressa contro l’applicazione del memorandum ministeriale firmato da Piantedosi.
E ancora l’opposizione dei Giuristi democratici che ha fortemente criticato la zona rossa, ipotizzando l’illegittimità della misura: «La riteniamo eccessiva e sproporzionata, che potrebbe ledere i diritti e le libertà dei cittadini», aveva commentato la presidente dell’associazione Agnese Usai.
Ciò nonostante sull’Arcella incombe quello che in molti hanno definito uno «stigma».
Non ci sta su questa definizione il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, che oltretutto abita all’interno del perimetro della futura zona rossa dell’Arcella: «È una misura che è stata ideata per garantire sicurezza e libertà ai cittadini per bene – ha spiegato il sottosegretario – e permetterà di allontanare persone con precedenti penali specifici e spacciatori. Quelle persone dovranno preoccuparsi della presenza delle forze dell’ordine. Che saranno visibili e presenti all’Arcella, rendendo il rione più libero e più sicuro».
L’amministrazione nel quartiere nord ha speso molto, sul piano sociale e edilizio, per la riqualificazione. Di fronte alla zona rossa c’è chi invece teme possibili retrocessioni sulle conquiste fatte: «Questa idea per me è pura comicità – sostiene Ostellari – Credo il contrario, che la presenza di forze dell’ordine nei quartieri aumenti anzi il valore immobiliare».
Mentre le pagine dei giornali sono diventate spazio per il dibattito politico – per ora solo a distanza – tra l’amministrazione comunale e il governo, il sottosegretario non teme un eventuale confronto di persona, anche con il primo cittadino. Anzi, non se ne sottrae e accoglie l’idea di buona lena: «Se il sindaco Giordani ha bisogno di parlarmi e magari di capire meglio cosa significa zona rossa sono qui, pronto a spiegare anche a lui che i cittadini di Padova vanno ascoltati».
Nel frattempo, nella giornata di giovedì il questore ha convocato un tavolo tecnico con i rappresentanti dell’Arma dei carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia locale per stabilire gli aspetti tecnici dei controlli all’Arcella: «È tutto concordato, proseguiamo come sempre da indicazioni del prefetto», ha concluso il questore Odorisio al termine della cerimonia di commemorazione di Arnaldo Trevisan, ucciso proprio in stazione.
Presenti in mattinata anche alcuni studenti del liceo Duca d’Aosta e la sorella del poliziotto caduto: «Una persona che abbia conosciuto l’amore non avrebbe mai ucciso Arnaldo. Ai giovani dico, coltivate quell’amore: l’odio non porta mai a niente», ha detto commossa Adriana Trevisan.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova