«Racconto l'incontro di due anime nude»

Cristina Comencini: «"Quando la notte" è la mia prima storia d'amore»
Filippo Timi e Claudia Pandolfi in una scena di «Quando la notte» in concorso a Venezia
Filippo Timi e Claudia Pandolfi in una scena di «Quando la notte» in concorso a Venezia
 
VENEZIA.
«Due caratteri di personaggi molto interessanti: una guida alpina, Filippo Timi, che ha alle spalle un'infanzia di dolore, e una madre giovane, Claudia Pandolfi, attraverso cui raccontare anche alcune cose sulla maternità che tendiamo a nascondere. Mi piaceva molto poi l'idea della montagna come luogo d'incontro di due anime nude, due solitudini. E' la prima volta che racconto una storia d'amore».  Sono queste le ragioni che hanno portato Cristina Comencini a girare «Quando la notte», film tratto dal suo romanzo omonimo (Feltrinelli), in concorso alla prossima Mostra di Venezia. La regista torna in gara a Venezia a sei anni anni dalla partecipazione con «La bestia nel cuore», sempre tratto da un suo romanzo. Era stato l'inizio di un percorso brillante per la pellicola, arrivata a una candidatura all'Oscar come miglior film straniero.  «Ogni volta a Venezia l'emozione è la stessa - dice Cristina Comencini - Mi dico vai e divertiti, poi una volta lì muoio di paura come tutti». Prodotto da Cattleya in collaborazione con Rai Cinema, «Quando la notte» racconta l'incontro fra Manfred, guida alpina, diventato ancora più chiuso, dopo che la moglie se n'è andata con i due figli e Marina, che ha affittato l'appartamento sopra quello di lui per trascorrere un mese di vacanza con il suo bambino.  I due si osservano, si spiano, finchè un incidente in casa di Marina non cambia le cose. Manfred salva il figlio di lei ferito, portandolo all'ospedale. Da quel momento l'uomo si mette sulle tracce di una verità inconfessabile che Marina ha nascosto a tutti, anche al marito. E lei intuisce il segreto familiare all'origine della dell'odio di Manfred per lei, per tutte le donne.  La Comencini ha girato a Macugnaga, alle pendici del Monte Rosa, con scene ad alta quota, fino a 3000 metri di altezza e 30 gradi sotto zero: «E' stato il film che ho fatto nelle condizioni più estreme. Abbiamo tutti dovuto affrontare in certi momenti il freddo, la fatica, l'isolamento - dice - Ci siamo ritrovati come i personaggi calati tutti insieme nello stesso ambiente. E' stata un'esperienza molto dura. ma ha anche favorito il film».  Un altro degli elementi di forza, per la regista, è stata la coppia di protagonisti: «Avevo fatto un provino insieme a Filippo e Claudia ed erano stati strepitosi. Ma non volevo scegliere subito e ho continuato a fare provini. Però sono tornata a loro».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova