Un mese di zona rossa all’Arcella: «Inutile, finiamola prima»
Il 19 maggio veniva istituito il provvedimento che dura fino a settembre. I commercianti: «Qualche cliente in meno e un’etichetta che fa male»

Giovedì 19 giugno sarà trascorso un mese di zona rossa nel quartiere Arcella. Poco più di quattro settimane in cui quasi niente è cambiato, a sentire gli abitanti del rione.
A parte qualche tavolo riservato in meno nei primi giorni, il provvedimento istituito dal prefetto Giuseppe Forlenza (e in vigore fino a metà settembre) sembra non aver sortito alcun effetto palpabile. Di contro aumentano le firme (oramai più di mille) alla petizione cittadina al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: promossa da Giuliano Biasio, del “Ruvido barber shop”, chiede che la misura di sicurezza venga sospesa e annullata.
«È esattamente tutto tale e quale a prima, nel bene e nel male, con l’aggravante - questa sì - che dopo anni di rigenerazione urbana partecipata, l’Arcella torna ad essere bollata come pericolosa», è il tema ricorrente nelle reazioni raccolte tra i passanti, dietro ai banconi dei bar e nei negozi che affacciano sulle strade entro il perimetro urbano alle spalle della stazione ferroviaria, che fino al 15 settembre avrà controlli “ad alto impatto”. Dal cavalcavia Borgomagno fino alla torre Gregotti a San Carlo, «non è cambiato nulla», dice Rosa Niccolis, arcellana che lavora nei paraggi di via Pordenone, in prima Arcella.
«Sembrava dovessimo avere agenti di polizia a ogni piè sospinto a monitorare le strade, ma non direi sia stato il caso di queste settimane», racconta, «Come dappertutto, trovo giusto le forze dell’ordine siano presenti e con una certa visibilità. Al primo mese di zona rossa in Arcella possa dare voto 5, di incoraggiamento».
Il quadrante da cui, per tutta l’estate, agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, supportati dalla polizia locale, potranno allontanare i soggetti con precedenti penali (soprattutto in materia di spaccio di sostanze stupefacenti) e ritenuti «aggressivi, minacciosi o molesti», si estende, a sud, da via Avanzo e corso Tre Venezie, a ovest dal cavalcavia Camerini e via Vianello, a nord da via Guicciardini, via Aspetti e via Callegari e a est da via Saetta, via Liszt, via Durer, via Viotti e via del Plebiscito.

“Osteria di fuori porta”, nel tratto iniziale di via Aspetti, ha registrato un calo delle prenotazioni: «Durante la prima settimana di zona rossa, stop» spiegano Marco e Ilaria, due dei cinque soci della coop alla guida del locale. «Come esisteva lo spaccio prima, esiste ora. L’antidoto alla delinquenza, che c’è ovunque, è accendere più luci in città e favorire iniziative nelle strade: l’augurio è che la zona rossa non arrivi a settembre», continua Marco. «Mi dicono sia stata fatta tanta pulizia verso la torre Gregotti, il Pam, ma è un togliere la polvere e spostarla altrove».
Se come metro di misura può reggere il confronto tra un “prima” e un “dopo”, quest’anno ha spopolato più che nelle passate edizioni il torneo di basket “King of the city” nel campo Kobe Bryant, all’angolo tra corso Tre Venezie e via Gennari, gestito dalla Sjp Hoops in collaborazione con altre realtà arcellane: «Dal punto di vista delle persone, si è sempre più convinti di quanto poco utili siano queste misure e di quanto la zona rossa abbia piuttosto favorito il ricompattarsi di visioni creative ed inclusive per l’Arcella, uniche sulla città di Padova», commenta dall’associazione Mauro Rolle.

Apre alle 6.30 e chiude alle 20, Umberto Pavan di Tutto Gelato: «Come per me la situazione non era problematica prima, non lo è adesso, detto che cambiamenti sensibili non ne ho avvertiti», nota. «Concordo in assoluto con la necessità di intensificare i controlli, senz’altro non con la dicitura zona rossa. I miei figli – continua – escono in centro, nelle piazze, dove le cronache riportano di accoltellamenti tra giovani, lì però di simili misure non c’è traccia».

Lo avalla Alessandro Papparella dell’associazione “Arti itineranti” per cui «l’etichettatura non giova e gli spacciatori che c’erano prima ci sono anche adesso».
Un’altra voce autorevole è quella del prof di lettere Francesco Fazio: «La sensazione è che siamo presidiati, che qui sia meglio non venire perché è rischioso», riferisce il docente che vive all’Arcella e da settembre vi insegnerà. «Blindare con un nome fuorviante una zona viva, vivace e multietnica, solo per l’opportunità di spaccio e consumo di droga, non è il modo con cui affrontare il tema della sicurezza cittadina».

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