Rachele, appena 10 minuti per sapere se deve isolarsi

Tempi, modalità, procedure per fare l’esame nello studio del proprio dottore La studentessa di Medicina appena rientrata da Malta ha fatto tutto molto velocemente 
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - TAMPONE RAPIDO.
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - TAMPONE RAPIDO.

il racconto

Rachele Gallo, studentessa di Medicina di 28 anni, è negativa al Covid-19. Lo dice il tampone rapido eseguito dal suo medico curante, Domenico Crisarà. Un profondo respiro di sollievo e via in ospedale a fare il tirocinio. Tempi dell’operazione, spiegazione compresa, meno di 10 minuti. Come deciso dal ministero della Sanità e dalla Regione i medici di base sono chiamati a fare test antigenici nei loro ambulatori. All’Arcella, nello studio del neo presidente dell’Ordine, non c’è nessuno, se non le due segretarie dietro un invalicabile barriera in plexiglas. La giovane entra, il medico veste doppio camice (quello bianco e quello verde), la mascherina e cambia i guanti in lattice. Quindi prepara l’occorrente – stecca, reagente, pipetta, base dove avverrà la reazione – apre una stecca monouso e la inserisce nelle fosse nasali della paziente; quindi aggiunge 5 gocce di reagente nella pipetta e ci mette dentro la stecca; trascorsi 5 minuti arriva il risultato: una striscia, negativo, due strisce, positivo. Per Rachele si evidenzia una sola barra, test negativo, non le resta che un leggero fastidio al naso. Il resto è ordinaria sanificazione: il kit da tampone nei rifiuti speciali, via i guanti usati, gel igienizzante e nuovo paio di guanti. Lo studio sarebbe pronto a ricevere un altro paziente per un altro test. «Basta usare qualche precauzione – fa notare Crisarà – e in meno di un quarto d’ora è tutto finito: se hai le giuste protezioni e rimani per meno di 15 minuti a contatto con il paziente, fosse anche positivo, non rischi nessun contagio. Inoltre ho eseguito il tampone ponendomi di lato rispetto alla paziente e le ho fatto abbassare la mascherina solo sotto il naso, questo perché la nebulizzazione del naso non arrivasse diretta a me e, un eventuale starnuto, fosse contenuto dalla mascherina. Questo tampone è risultato negativo, fosse stato positivo avremmo dovuto fare la verifica molecolare. Nell’attesa del test e dei risultati, il paziente sarebbe rimasto confinato a casa. Fino ad oggi ho eseguito 30 tamponi ed ho trovato 4 positivi, l’ultimo lunedì sera, ma ricevo 30 richieste al giorno. Il nostro target sono per lo più le persone alla fine della quarantena perché siano “liberate” dall’isolamento». Oppure chi, come Rachele, aveva una buona ragione per richiedere il tampone: domenica sera infatti la giovane è tornata da Malta. «Sono andata a trovare degli amici che lavorano lì – racconta – Sono rimasta tre giorni, ho fatto molto attenzione, ma per sicurezza ho preferito fare il tampone. A Malta ho trovato una situazione più indulgente: ho preso un mezzo pubblico e non erano rispettate le distanze, né c’erano posti negati; così al ristorante, i tavoli erano molto vicini. Ho sempre usato la mascherina e fatto grande uso di gel, cercando di rimanere per lo più all’aperto, ma sono contenta che nel nostro Paese ci sia più rigore. Vedo intorno a me persone responsabili, solo verso i miei coetanei, per lo più trentenni, devo muovere qualche critica: dacché sono tornata ho ricevuto molti inviti ad uscire e i miei rifiuti sono stati interpretati come un puntiglio, più che responsabilità». —



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