Ramadan a Monselice: «Pregheremo qui fino al 20 agosto»

Una serata tra i fedeli riuniti nel capannone di via Negrelli: «Abbiamo i permessi e non disturbiamo»
Monselice, 27.07.2012 Musulmani pregano all'interno della moschea di via negrelli 21 a Monselice. Nella foto: Ph. Zangirolami
Monselice, 27.07.2012 Musulmani pregano all'interno della moschea di via negrelli 21 a Monselice. Nella foto: Ph. Zangirolami

MONSELICE. La “moschea” di via Negrelli apre le porte. Venerdì sera quasi 150 musulmani si sono radunati nel capannone della zona industriale, al civico 21 (praticamente accanto al centro commerciale Airone), per celebrare il Ramadan, il mese sacro per l’Islam che ricorda la tradizione del Corano. In questo mese Maometto avrebbe ricevuto una rivelazione dall’arcangelo Gabriele. Un mese di preghiera e digiuno che unisce tutto il popolo musulmano, anche a Monselice.

Per consentire ai numerosi cittadini islamici del posto di celebrare i riti del Ramadan, l’associazione culturale islamica “Seddik” ha affittato il capannone di via Negrelli, allarmando i residenti e il consigliere comunale leghista Emanuele Rosina. A cui l’associazione “Seddik” risponde senza problemi. «Chiariamo innanzi tutto che questa non è una moschea» specifica Abdellatif Tibba, portavoce del gruppo, operaio di una ditta che realizza serbatoi in vetroresina, in Italia da oltre vent’anni e cittadino italiano dal 2005 «Le moschee sono ben altra cosa. Questo è un luogo che abbiamo scelto per agevolare la nostra preghiera, che prima si teneva nella nostra sede di via Costa Calcinara: un luogo che non può contenere più di una quarantina di persone. Lì sì, in mezzo ad altre abitazioni, potevamo creare disagi. Abbiamo scelto questo capannone proprio per disturbare il meno possibile».

L’organizzazione è effettivamente impeccabile: chi imbocca via Negrelli si imbatte in almeno quattro parcheggiatori prima di arrivare allo stabile. Tutti hanno il giubbetto catarifrangente e la targhetta con il simbolo dell’associazione e il proprio nome (anche se scritto in arabo). «Stiamo attenti a queste cose e abbiamo tutte le autorizzazioni, del Comune e delle forze dell’ordine» continua Tibba «Siamo accusati di disturbare con i nostri canti, ma qui non si canta mai. La preghiera del Ramadan è recitata, mai cantata. Piuttosto il vero problema è la musica dei locali vicini: mi sa che la gente incolpa noi per quei rumori, e questo ci dispiace molto».

A condurre i riti del Radaman in via Negrelli c’è un imam di Padova: «Durante l’anno ci arrangiamo e ogni membro conduce a turno la preghiera. Durante il Ramadan, invece, riteniamo necessario che a seguirci sia questa figura». Che, curioso a dirsi, viene “noleggiata” dall’associazione: «Per un mese lo manteniamo a Monselice e a fine Ramadan ogni fedele lo ripaga con un’offerta». Durante il giorno, il capannone non ospita più di una decina di fedeli, le preghiere sono alle 5, alle 13, alle 17, alle 20 e poi alle 23. La sera il numero di uomini in preghiera sale a 140, di più nel fine settimana. «Al termine della preghiera ce ne torniamo a casa, senza altri rumori e senza feste e baccano. E’ lo stesso Ramadan a impedircelo». L’associazione vuole puntualizzare un’altra questione: «Siamo qui da una settimana e abbandoneremo il capannone il 20 agosto, ultimo giorno di Ramadan. Il contratto di affitto termina in quella data e non abbiamo intenzione di prolungarlo». L’ultimo giorno, dalle 9 alle 12, ci sarà una festa per celebrare la fine del lungo digiuno. «La maggior parte di noi vive in Italia da vent’anni» chiude Tibba «ed è perfettamente integrato. C’è chi ha ottenuto la cittadinanza italiana come me e c’è anche chi, da italiano, si è convertito e partecipa alle nostre attività. Non siamo un corpo estraneo e siamo qui solo per pregare. Non vogliamo siano dette falsità su di noi. Per il resto, ognuno la pensi come vuole».

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