Raoul Schultz, visionario da riscoprire

Uscito il primo catalogo completo dell’artista veneziano che anticipò la pop-art

VENEZIA. In attesa che anche Venezia si decida a celebrarlo come merita in uno spazio pubblico, c’è finalmente un catalogo completo ed esaustivo che documenta la breve ma intensissima avventura creativa di Raoul Schulz - al secolo Raoul Brandinelli - artista di origine greca, ma veneziano d’adozione, che nella Venezia degli anni Cinquanta e sino all’inizio degli anni Settanta, ha saputo, per chi lo ha conosciuto, lasciare un segno profondo. Il catalogo è stato realizzato da un critico fine e attento come Stefano Cecchetto a corredo della mostra che ha curato quest’estate a Torre di Mosto nel Museo del Paesaggio dedicata appunto questo artista visionario e pre-pop, infaticabile sperimentatore, amico e vicino anche nella concezione pittorica a Tancredi. Ma capace anche di accostarsi in modo originale al mondo del fumetto stringendo un sodalizio con Hugo Pratt e diventando scenografo di Tinto Brass per il suo primo film “Chi lavora è perduto”. Il catalogo documenta tutta l’evoluzione linguistica di Schultz, dalle Figure, dai Fiori e dai Paesaggi iniziali, di matrice espressionista, appunto ai Fumetti - che Cecchetto preferisce definire illustrazioni - alle Prospettive curve, della fine degli anni Cinquanta. Seguono le Nuove Strutture nelle quali il segno puramente astratto andrà ritrovando una rinnovata consistenza percettiva. E poi singolari suoi lunghi rotoli di “Pittura a metro” (circa 6 metri di lunghezza per 60 centimetri di larghezza) con i quali Schultz intendeva contrapporsi con il suo spirito dissacratorio ad ogni logica di mercato. Interessanti appaiono anche i lavori che testimoniano i suoi contatti con il mondo del cinema per le apprezzatissime scenografie per “Chi lavora è perduto” del 1963. E poi i suoi celebri Calendari: splendidi collage sul fluire del tempo nei quali, secondo le poetiche del Nouveau Réalisme, sarà la stessa realtà oggettuale a evidenziare i propri segreti valori estetici.

Seguono i suoi Pentagrammi e i Progetti: da Disegni Leonardeschi, nei quali ancora una volta Schultz propone la propria irrinunciabile utopia di un mondo più armonico e in un continuo, dinamico mutamento, alle Toponomastiche con la ripresa pittorica dei «nizioleti» veneziani. Un percorso frenetico - per la morte a soli quarant’anni, letteralmente “bruciati” - ma che ci restituisce, in tutta evidenza, un grande artista e innovatore, assolutamente da riscoprire. «Con il suo straordinario talento nel rinnovare i temi e i soggetti del suo poliedrico linguaggio espressivo - scrive non a caso Cecchetto di Schultz - l’artista esplora le diverse correnti innovative della scena italiana e internazionale degli anni Cinquanta e Sessanta, ma nello stesso tempo diviene il precursore di alcuni movimenti e delle scuole di pensiero che animeranno in seguito il panorama contemporaneo di quegli anni».

Enrico Tantucci

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