Regionali in Veneto: chi è il nuovo consigliere Micalizzi, erede politico di Zanonato

Originario di Catania, è arrivato nella città del Santo da bambino, tra le sue caratteristiche l’attivismo e l’attenzione alle «piccole cose». L’ex sindaco lo ha voluto nella sua giunta, poi lo strappo sul campo nomadi di via Bassette

Claudio Malfitano
Andrea Micalizzi
Andrea Micalizzi

Mister preferenze lo è da sempre, quasi un predestinato. Andrea Micalizzi, nato a Catania il 16 luglio 1976, ma approdato a Padova quando era un bambino. Nella città del Santo ha messo radici tanto da fare politica fin da quando era a scuola, ai tempi della Sinistra giovanile.

La sua carriera politica inizia nel ’99 come consigliere di circoscrizione alla Stanga, di cui cinque anni dopo diventa presidente e lo resta fino al 2010, quando Flavio Zanonato lo chiama in giunta ad occuparsi delle manutenzioni e del verde. Inizia così la sua politica delle «piccole cose»: dal marciapiede all’aiuola, alla fognatura. Il decoro curato nei dettagli. Ma quello che ti fa ascoltare le persone, stringere mani, risolvere le situazioni di disagio.

L’emozione di Micalizzi, mister 18 mila preferenze: «Voglio ancora imparare, in Regione mi impegnerò per Padova»
Andrea Micalizzi durante la campagna elettorale

Che poi è il criterio minimo per essere conosciuti, e così macinare preferenza dopo preferenza. È il più votato nel 2014 con 1.313 persone che scrivono il suo nome sulla scheda, ma la vittoria di Bitonci lo porta a stare all’opposizione, intestandosi una parte della battaglie che rilanciano il Pd come quella contro il calcio al Plebiscito. Resta sempre in testa nel 2017 con 1.185 preferenze e si conferma primo in lista nel 2022 con 2.811 voti. Mister preferenze, appunto.

Tra i suoi difetti c’è quello di essere iper attivo. Raccontano che nelle ultime settimane se trovava un’ora libera in agenda si lamentava del suo staff: «Dovete inserirmi qualcosa da fare: un incontro con i cittadini, un sopralluogo, una riunione elettorale». Difficile stargli dietro.

I Micalizzi poi sono politicamente un clan (nel senso buono del termine): il padre Filippo è militante da sempre ed è stato anch’egli consigliere di quartiere, oltre che segretario nello Spi Cgil; il fratello più giovane Luca è stato consigliere provinciale e oggi lavora nel mondo della cooperazione. E poi ci sono il supporto e la pazienza della compagna Elisa Gusella, referente dell’ufficio comunicazione di Confartigianato, e della piccola figlia.

La sua scuola politica però è quella della tradizione amministrativa della sinistra in città, incarnata da Flavio Zanonato, di cui è difficile non considerarlo l’erede (anche se la cosa potrebbe non far piacere ad entrambi). Come Zanonato, anche Micalizzi conosce la città palmo a palmo, e controlla minuziosamente ogni progetto di cui si occupa. Tra i due però la crepa si apre nel 2009 su un fatto specifico.

La raccolta firme che il Pd – Micalizzi in testa – organizza tra Torre e Mortise contro il campo nomadi di via Bassette. Zanonato, che all’epoca è sindaco, non la prende bene: «Non mi pare opportuno, il Pd ha il compito di risolvere i problemi e non di denunciarli». Oggi tra i due c’è rispetto ma non certo amore. Eppure sono così simili.

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