Renzo Piano premia il Bo con una borsa di studio

È cominciata con una semplice lettera, inviata per primo da un giovane professore di Architettura, Edoardo Narne, quella che oggi è una delle più prestigiose collaborazioni instaurate al Bo: una favola bella che ha trasformato un sogno in realtà, e fatto volare uno studente padovano, Marco Cecchetto, direttamente nello studio dell’archistar Renzo Piano, a Parigi. «Era il 2013» racconta Narne, docente del Dipartimento di Ingegneria edile e architettura (Icea) figlio di Surendra Narne, luminare di otorinolaringoiatria che a Padova ha fondato il reparto di Chirurgia endoscopica delle vie aeree «quando per la prima volta ho parlato dei miei progetti a Giuseppe Cappochin, presidente dell’Ordine degli Architetti e dell’omonima Fondazione. Sapevo che aveva dei contatti con Renzo Piano, e gli spiegai che mi sarebbe piaciuto far lavorare i ragazzi sulla sua figura, e poi portarli a incontrarlo».
A Piano, così, viene recapitata una lettera, dove gli si propone di diventare l’architetto da approfondire nel corso di un intero anno (2013-2014). Lui accetta, con un messaggio affettuoso ed entusiasta. Da quel momento, così, partono una serie di iniziative, che portano gli studenti padovani nelle città a più care a Piano: Parigi, New York e Genova, dove finalmente lo incontrano. Da quella visita, era metà ottobre del 2013, nasce un progetto: la realizzazione di un padiglione intitolato “Four rooms for Renzo Piano”. «Era una casa ideale con quattro ambienti» spiega Narne «dalla camera da letto allo studio, progettata e costruita per lui nel giardino di Ingegneria meccanica». Viene completata nel giugno 2014, e Piano ne è tanto impressionato da premiare il corso del Bo con un privilegio inaspettato: da quest’anno, l’Università di Padova rientra tra le 16 al mondo (tra cui Harvard e la Columbia University) a cui regala, in prima persona delle borse di studio per gli studenti più meritevoli e promettenti. Finanziamenti da 12mila euro ciascuno, grazie a cui i ragazzi possono volare nei suoi studi, da Genova a Parigi, e lavorare nella sua bottega, gomito a gomito con lui.
«Per il nostro corso di laurea» racconta ancora Narne «tutto questo ha dello straordinario: stiamo lavorando al fianco di uno dei più grandi progettisti viventi e forse della storia. La sua fiducia nei giovani, e nei nostri in particolare, ci riempie di fierezza e d’orgoglio. Ci avvicina inoltre alle grandi sfide della contemporaneità e del futuro prossimo».
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