Renzo Piano sceglie l'università di Padova e porta all’Arcella le sue visioni per le periferie

PADOVA. L’architetto italiano più conosciuto nel mondo. Una università antica e prestigiosa. Il quartiere diventato simbolo delle difficoltà (e ultimamente anche dei successi) dei processi di integrazione. Renzo Piano, il Bo, l’Arcella: al centro di questo triangolo sta per sprigionarsi l’energia di un progetto di rigenerazione urbana a favore delle periferie, che avrà l’architetto nel ruolo del regista e finanziatore, l’università di Padova come suo braccio operativo e il quartiere nord della città come laboratorio, destinato a ospitare subito il primo cantiere e tra qualche mese un secondo progetto su più vasta scala.
La genesi Come senatore a vita, Renzo Piano negli ultimi anni ha sempre utilizzato il fondo che gli è stato messo a disposizione da Palazzo Madama per stipendiare giovani architetti, seguiti da altri più affermati in veste di tutor, per progettare interventi di ricucitura delle periferie. Quest’anno si è spinto più in là. Coerentemente con la sua linea, Piano ha scelto di puntare su promettenti architetti-ingegneri neo-laureati, dunque ancora più giovani. Saranno loro i protagonisti del G124, il programma pluriennale che coinvolgerà più atenei. Ciascuno dei quali riceverà la donazione di circa 20 mila euro per lo sviluppo di ogni progetto di rigenerazione.
Padova in testa A coordinare il progetto per il primo anno sarà Edoardo Narne, architetto, professore associato del Dipartimento di ingegneria civile edile e ambientale dell’università di Padova. Tocca a lui il compito di guidare la pattuglia dei tutor che a loro volta selezioneranno i tre architetti neo-laureati (da non più di tre anni) e le aree di intervento dei progetti. Piano sta in cabina di regia, stimola e propone. E fin dalle prime mosse si è affrettato a stilare una lista di trenta temi fra i quali i giovani devono scavare. Con una raccomandazione soprattutto: i lavori devono affrontare situazioni critiche e risolverle. No a voli pindarici, no a interventi inconcludenti. «Il rammendo urbano deve essere una filosofia e una strategia di intervento».
La partenza Si inizia subito, praticamente domani. Ogni mese un ateneo farà partire un suo progetto. Padova è prima, seguiranno gli altri (la lista degli altri atenei coinvolti per il primo anno sarà resa nota ai primi di febbraio). I lavori si concluderanno in tempi contenuti, lasciando un segno nei quartieri da ricucire. A maggio tutti gli interventi saranno completati. E potrà partire il secondo giro di progetti, più ambizioso e più complesso perché richiederà il coinvolgimento delle amministrazioni locali e forse anche di privati. A novembre è fissato il traguardo del primo anno.
I cantieri di Padova Il primo intervento sarà nella parrocchia di San Carlo, dove l’università tre mesi fa ha aperto aule studio, sempre molto affollate. I ragazzi della squadra dell’università di Padova per un mese progetteranno gli interventi e poi arriveranno con attrezzi e materiale e nel giro di poche settimane trasformeranno la sala feste, i corridoi e il bar in ambienti moderni, freschi, accoglienti. Il secondo cantiere per ora è avvolto dal mistero. Ma si sa che interesserà un’area più vasta e più critica del quartiere e che potrebbe richiedere il coinvolgimento del Comune. Nei giorni scorsi Narne ha incontrato il sindaco Giordani e il vice Lorenzoni per illustrare i contorni dell’iniziativa e cominciare a valutare l’intervento.
Gli obiettivi Instillare nei giovani valori civici e la convinzione di poter essere utili per intervenire, con il loro lavoro creativo e responsabile, dove ci sono condizioni di criticità, ascoltando le esigenze dei luoghi e della gente. Questo è l’ideale che anima il progetto di Piano, che ama circondarsi di giovani - anche nei suoi studi - e che ai giovani chiede di essere «come gocce d’olio nel mare», capaci cioè di creare una tensione e di essere contagiosi, “inquinanti” nel senso buono del termine. In questa sua ambizione, l’architetto ha trovato - ancora una volta - una sponda preziosa nell’università di Padova, con la quale la collaborazione si è intensificata negli ultimi anni. E stavolta l’architetto ha scelto proprio l’ateneo come beneficiario della sua donazione. E, attraverso l’architetto Narne, lo ha messo in prima fila in un progetto così importante e prestigioso, destinato a lasciare un segno nella città. —
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