Riabilitazione al Sant’Antonio Allarme per possibile chiusura

Il servizio è sospeso d’estate, ma non è più previsto dalle schede ospedaliere Lettera dei pazienti al dg Scibetta: «È un’eccellenza che non va cancellata»
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - OSPEDALE SANT'ANTONIO
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - OSPEDALE SANT'ANTONIO



Riabilitazione cancellata dall’ospedale Sant’Antonio. Una scelta che sta scritta nero su bianco nelle nuove schede di dotazione ospedaliera approvate dalla Regione Veneto e che il piano ferie di quest’anno di fatto ha già anticipato. Tant’è che non si sa se a settembre, rientrata l’emergenza legata alla carenza di personale in corsia legata al periodo estivo, il reparto riaprirà.

reparto cancellato

Quel che è certo è che nemmeno nella scheda di transizione che fissa i contenuti del Sant’Antonio nel periodo di transizione all’Azienda ospedaliera universitaria, vi è alcun cenno alla Riabilitazione. Una “perdita” che non passa inosservata. Al punto che in difesa di questa eccellenza dell’ospedale padovano è nata anche un’associazione, i cui promotori sono proprio un gruppo di pazienti.

le schede

Oggi, anzi, fino a ieri il Sant’Antonio aveva dieci posti letto di Riabilitazione, servizio che nei mesi estivi è stato concentrato nell’ospedale di Piove di Sacco. Ed è quei che è destinato a crescere secondo le indicazioni regionali: Riabilitazione sparisce dal Sant’Antonio e sale a 50 posti letto a Piove di Sacco, 38 di Riabilitazione multifunzionale 12 di Riabilitazione neurologica. Altri 25 posti sono previsti a Cittadella, 45 a Camposampiero e 60 a Conselve. In città ci sono i 30 posti letto di Riabilitazione assegnati all’Azienda ospedaliera universitaria che saliranno a 50 quando sarà realizzato il nuovo Polo del Salute, non prima di dieci anni dunque, con 20 posti a Padova Est e 30 al Giustinianeo. E aumentano i posti nel privato: da poco più di 100 a 150 tra la casa di cura di Abano, Villa Maria, Villa Trieste e Oic Mandria.

l’allarme

L’allarme sui rischi e le conseguenze della perdita del servizio in capo al’ Sant’Antonio arriva da un gruppo di pazienti che hanno anche scritto una lettera al direttore generale dell’Usl 6 Euganea Domenico Scibetta. Per elogiare il reparto in cui sono stati curati, ma soprattutto per manifestare tutta la lor preoccupazione in vista della sua chiusura. «Ci sorprenderebbe molto che una struttura importante e unica nella nostra città, che assicura la riabilitazione integrata di pazienti con patologie diverse, preparandoli alla guarigione o alla ripresa funzionale o quantomeno una migliore degenza domiciliare, possa essere soppressa». Tra i firmatari della missiva compare il padovano Maurizio Manna, fino a dicembre scorso docente di Medicina del lavoro all’Università Federico II di Napoli: «Tornato a Padova ho avuto bisogno di cure sanitarie, in particolare nel reparto di Riabilitazione del Sant’Antonio» racconta, «un ospedale che ho frequentato da studente di Medicina, e ho potuto apprezzare l’estrema professionalità di tutto il personale, in grado di seguire ogni caso per le sue peculiarità, sempre con grande attenzione. Sono, anzi, siamo convinti che la Riabilitazione non sia un reparto da chiudere, ma da potenziare, in termini di strutture e personale. Al di là dei numeri, vanno garantiti la qualità dei percorsi e la continuità delle prestazioni. L’intero percorso diagnostico-terapeutico» rileva manna, «non può non assicurare la prossimità oltre che la qualità della cura. È per difendere tutto questo che abbiamo fondato l’Associazione Pazienti Riabilitazione Integrata (Apri)». —

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