Richter, la biologa del Bo che dà la caccia al Dna camaleonte per curare tumori e Aids

PADOVA.
La rappresentazione classica del codice genetico richiama la doppia elica di Watson e Crick ma nella realtà il Dna si rivela una sorta di camaleonte, capace di assumere molteplici forme “provvisorie e non convenzionali” in seno alla cellula. La sua fenomenologia alimenta una frontiera della ricerca in larga parte inesplorata, al centro del congresso internazionale “Bionic 2018” che, a partire da domani, riunirà a Padova scienziati provenienti da ogni parte del mondo. Tuttavia, al di là del progresso cognitivo, qual è la ricaduta “spendibile” di queste indagini?
«In tempi recentissimi», replica in premessa Sara Richter, microbiologa e docente universitaria, artefice del meeting congressuale «abbiamo avuto l’evidenza che, contrariamente a quanto si riteneva, nella cellula il Dna non si configura soltanto nella nota sequenza di acidi nucleici ma può assumere in modo provvisorio strutture non convenzionali, che forniscono informazioni fondamentali nella regolazione dell’attività cellulare e sono state individuate in tutti gli organismi: uomo, piante, batteri, virus e altri parassiti»; «Nelle cellule umane», ecco il punto «queste strutture non canoniche sono coinvolte nello sviluppo dei tumori e negli agenti infettivi assumono un di particolare interesse».
Per quale ragione? «Perché c’è la possibilità di sfruttarle come bersagli per la cura di importanti patologie tra le quali l’Aids, la tubercolosi e la malaria». Ma esiste un rapporto diretto tra Dna “mutante” e malattie aggressive? «In effetti no, non favoriscono direttamente l’insorgere delle patologie. Intervengono invece, trasmettendo segnali, nelle regioni caratterizzate da proliferazione cellulare, inclusi i focolai di neoplasia e la circostanza appare promettente sul versante della prevenzione e della tutela della salute».
Qual è l’obiettivo concreto di “Bionic 2018”? «La presentazione delle ultime scoperte attraverso un aperto confronto tra i ricercatori. Al congresso prenderanno parte le maggiori personalità del settore, quali Laurence Hurley della Arizona University, fondatore della ditta Reglagene e pioniere in questo campo; David Leavens del National Health Institute, tra i primi a indicare la presenza delle strutture non convenzionali; e poi Jean Louis Mergny che ha sviluppato nuovi approcci di studio. A Padova arriveranno scienziati da ogni parte del mondo e nell’ambito dei lavori – ci teniamo molto – è stato previsto anche un ampio spazio per la partecipazione attiva di giovani ricercatori».
A proposito, dopo l’allarme sulla fuga di giovani cervelli dagli atenei, qual è il tasso di vitalità scientifica di Padova? «Posso dire che, a dispetto di burocrazia e scarsità di fondi, il dipartimento dove opero, Medicina molecolare, riesce a sviluppare una ricerca di alto livello, competitiva in ambito internazionale, con punte d’eccellenza». Il rettore-biologo Rosario Rizzuto dà una mano? «Certo che sì, è un interlocutore prezioso». —
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