Riciclaggio, i carabinieri sequestrano beni per 130 milioni

Nel mirino Francesco Manzo, 70 anni, campano, a Padova proprietario di 40 appartamenti nel grattacielo verde della stazione e del grattacielo in costruzione lungo la tangenziale sud. L'operazione ha visto impegnati 400 carabinieri

VENEZIA. Dichiarava un reddito di 15 mila euro l’anno ma dal suo appartamento al diciottesimo e ultimo piano della torre Belvedere, nel piazzale della stazione ferroviaria di Padova, Francesco Manzo, settantenne pregiudicato di Nocera Inferiore (Salerno) gestiva un impero da più di 130 milioni. Per questo nell’operazione scattata all’alba di ieri - impiegando oltre 400 militari impegnati in 14 provincie italiane - i carabinieri di Padova hanno sequestrato per decisione del tribunale di Padova su proposta della procura antimafia di Venezia il patrimonio a lui riconducibile e composto, tra le altre cose, di 350 immobili, 52 società, e 224 tra rapporti bancari e cassette di sicurezza.

Manzo è sospettato dagli investigatori di essere l’uomo usato dalla Camorra, il clan Loreto della Nuova Famiglia, per riciclare denaro nel Nordest dove il settantenne aveva contatti anche con ex affiliati alla Mala del Brenta. Sarebbe stato Manzo - sospettano gli investigatori - a far girare la grande lavatrice padovana che ripuliva i soldi per farli fruttare nell’alveo dell’economia legale.


L’Indagine. L’inchiesta parte tre anni fa quando i carabinieri del Reparto operativo del comandante Francesco Rastelli tenendo sotto controllo alcune transazioni notano la ricorrenza del nome di Francesco Manzo, cui corrisponde un pregiudicato salernitano per reati come furto, truffa, sequestro di persona, associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta. I carabinieri vogliono vederci chiaro. Il settantenne ha la residenza nel grattacielo Belvedere di Padova, l’ufficio in un centro direzionale di via Cile 14, dove va dal lunedì al venerdì, quando parte per tornare a casa dalla sua famiglia, moglie e tre figli a Nocera Inferiore (Salerno).

Lo seguono e lo controllano, riuscendo a installare anche una telecamera nello studio di casa. E’ qui che, otto mesi fa, registrano una scena che fa sgranare gli occhi agli investigatori: il figlio Prisco Manzo di 42 anni che arriva e, tirando fuori dal cappotto una mazzetta dopo l’altra, mette sulla scrivania centomila euro. È il più simbolico - ma è solo uno - degli elementi che portano i carabinieri a ricostruire il patrimonio gestito direttamente da Manzo, se pur con società intestate ad altre persone, moglie, parenti e amici, pure indagati per intestazione fittizia di beni.

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E che a gestire il patrimonio sia direttamente Manzo è confermato dalle perquisizioni di ieri che hanno permesso di recuperare i timbri di tutte le società, blocchi degli assegni intestati e 40 mila euro in contanti.


Beni sequestrati. Aveva messo le mani sulla città, Francesco Manzo. Tra i 350 beni sottoposti a decreto di sequestro d’urgenza ci sono 40 appartamenti al grattacielo Belvedere, la torre Onda Palace e il centro direzionale di via Cile 2 a Padova, il castello Bortoluzzi a Ponte nelle Alpi, (Belluno), oltre 70 tra appartamenti e garage in via Pisa (Treviso) oltre a 15 terreni e 52 società per un valore complessivo del capitale sociale di 1 milione 450 mila euro.

«Società che spesso», come ha spiegato ieri il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri, Danilo Lacerenza, «venivano utilizzate per giri di bonifici, o per aprire mutui con rientro in quindici anni ma che spesso venivano chiusi in pochi mesi». Sotto sequestro anche 224 tra rapporti bancari e cassette di sicurezza, 52 auto tutte intestate a una stessa persona - un invalido civile residente a Salerno - 8 moto e 1 motorino.

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La filiera dei soldi. Se a far scattare il sequestro preventivo dei beni su indicazione del procuratore dell’Antimafia, Giovanni Zorzi, è stata la discrepanza tra il reddito dichiarato e il patrimonio gestito, la domanda cui dovrà rispondere Manzo nei trenta giorni successivi alla conferma del sequestro riguarda la provenienza dei capitali da lui gestiti, di cui dovrà dimostrare la lecita provenienza. Il sospetto degli investigatori, per i quali ora scatta la seconda fase delle indagini, è che ripulisse denaro per conto di organizzazioni criminali dell’Agro nocerino sarnese come il clan camorristico della famiglia Loreto

 

Le reazioni politiche.

Bitonci. «A nome dell'amministrazione comunale e di tutti i padovani mi congratulo con l'Arma dei carabinieri e con il colonnello Fabiano Salticchioli, per la brillante operazione. Oggi Padova è più sicura. Il merito è di chi lavora in silenzio, supplendo con volontà e coraggio, all'insufficienza dei mezzi talvolta messi a disposizione». Così il sindaco di Padova Massimo Bitonci commentando la recente operazione dei carabinieri che ha portato al sequestro di beni per 130 milioni di euro.

Zaia. «Superlativa. Una ventata di fiducia nella legalità che fa un gran bene e dice ai delinquenti di ogni genere che nel nostro Veneto le Forze dell’Ordine non mollano, combattono una lotta senza quartiere, vincono battaglie durissime, che pure sono costrette a combattere con pochi uomini e pochi mezzi». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta l’operazione condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Padova in otto regioni d’Italia che ha portato al sequestro di beni per 130 milioni di euro.

Ivo Rossi. Fra i primi a complimentarsi con i carabinieri e con il colonnello Salticchioli è stato Ivo Rossi, ex vicesindaco di Padova e ora consigliere comunale del Pd, con un post sulla sua pagina Facebook alle 7,50 del mattino: "Ottima operazione. Dimostrazione che c'è chi, lontano dai riflettori e dal clamore inconcludente, lavora ogni giorno per la legalità e la nostra sicurezza. E i risultati si vedono".

Bindi. «L'operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Padova, coordinata dalla Dda di Venezia, che ha portato al sequestro di un'ingente mole di beni per un valore di oltre 130 milioni di euro intestati a prestanome ma riconducibili a un personaggio legato ai clan camorristi della provincia di Salerno e ad esponenti della vecchia mafia del Brenta, è un nuovo importante colpo al radicamento delle mafie nel Nord Italia». A commentare l'operazione di questa mattina è il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi. «Una metastasi che inquina la vita economia della parte più dinamica del paese e che, con la sua capacità di mimetizzarsi, condiziona le possibilità di crescita e sviluppo. Le mafie sono una realtà nazionale e un'emergenza democratica che non possiamo permetterci di sottovalutare né di contrastare solo con l'ottimo lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine», conclude Bindi.

Bressa. «Lo Stato c'è. Lo testimoniano azioni di grande rilievo come quella condotta questa mattina dal comando provinciale dei Carabinieri di Padova che ha portato al sequestro di beni per 130 milioni di euro, frutto del riciclaggio di denaro proveniente da azioni criminali». Lo afferma il sottosegretario agli Affari Regionali, Gianclaudio Bressa, in merito all'operazione dei carabinieri di Padova di stamane. «Esprimo il plauso e la gratitudine mia personale e, sono certo, dei cittadini del Veneto, verso i Carabinieri perché con le loro azioni, unitamente agli altri organi dello Stato, dimostrano nei fatti l'impegno quotidiano portato avanti in silenzio per contrastare le infiltrazioni mafiose nel nostro territorio, per l'affermazione della legalità e per la sicurezza delle nostre città», conclude il sottosegretario.

 

 

 

 

 

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