L’ultimo saluto a Giovanni, morto a 21 anni in moto: «Sei stato un dono speciale»

Le parole di Stefania, mamma di Giovanni Bortoletti, hanno riempito di commozione la chiesa di Sarmeola. Gli amici e la fede, ma anche la Juventus e la musica rap tra i ricordi in chiesa

Luca Perin
Il feretro di Giovanni Bortoletti (foto Piran)
Il feretro di Giovanni Bortoletti (foto Piran)

Ventun anni per sempre. Giovanni Bortoletti è stato salutato come un principe giovedì pomeriggio da una folla innumerevole presente nella chiesa di San Fidenzio di Sarmeola, stretto dall’abbraccio pieno di lacrime e dolore dei genitori Alfonso e Stefania, dei fratelli Carlotta, Leonardo e Gregorio, della fidanzata Anita.

Salutato come un principe perché questo era: bello, alto, intelligente, ironico, dalla personalità strabordante, dal cuore grande.

Ventun anni per sempre per un ragazzo che in un incidente stradale (era in moto, tra sabato e domenica), dalla sventurata dinamica ancora da chiarire, ha perso la vita nella notte tra sabato e domenica, lasciando però in tutte le persone che ha incrociato nel suo cammino una luce che non appartiene a questo tempo ma all’eternità.

Giovanni Bortoletti
Giovanni Bortoletti

Un cammino ricco di gioie e un mosaico composto da fidanzata, amici, fede, impegno nello studio, dedizione al prossimo, Juventus e musica rap. Un cammino arricchito da quei fratelli a cui era legato in modo viscerale e commovente. Carlotta, Leonardo, Gregorio, Giovanni non a caso sono tutti nomi con otto lettere: saranno in eterno legati anche così.

Un cammino reso poi immensamente prezioso pure dai genitori Alfonso e Stefania, giovedì stretti in un abbraccio che ricordava i quadri di Chagall.

Una famiglia unita e solida che solo l’anno scorso aveva festeggiato col cuore colmo di gioia la nascita di Cesare, figlio di Carlotta e primo nipote, e che ora però dovrà affrontare la prova più dura. Già reggere l’immagine, ora straziante, che sormonta la bara con la foto di Giovanni bello come un divo del cinema costa fatica.

Si ripensa poi all’altra foto, quella in camicia blu, sguardo simpatico e sbruffone, con le montagne del Cadore ad incorniciarlo: si provano solo vertigini pensando a quanta vita, quanta passione, quanto entusiasmo siano stati spezzati.

C’è poi la storia d’amore con Anita, da anni sua fidanzata e suo centro di gravità permanente, di cui aveva postato un video romantico solo poche ore prima della tragedia, un affettuoso ultimo saluto anche per lei. L’infanzia passata con i fratelli più grandi, gli anni spensierati nella seconda famiglia degli scout, i bei voti a scuola, il volontariato in parrocchia a Bosco, gli amici di sempre che per lui erano come altri fratelli, il liceo al Galilei di Caselle, gli studi di Ingegneria civile all’Università di Padova.

Broto o Borto per gli amici, Gio o Giovi in famiglia. Un’anima rara e un ragazzo di cui andare estremamente orgogliosi. E poi un cuore bianconero dedito alla Juventus, un grande amore ereditato da papà Alfonso.

Lo spirito libero ed entusiasta dei vent’anni, e poi una tragica ed ingiusta fatalità che come una folata di vento lo ha portato via.

«Giovanni aveva respirato e fatto suo uno stile che cerchiamo di vivere in famiglia: rendersi disponibili gratuitamente senza aspettarsi nulla in cambio, donando se stessi per gli altri», ricorda con una forza mirabile mamma Stefania. «Quanta consapevolezza nel darti questo nome: significa “dono di Dio” e tu caro Giovanni sei stato un dono inatteso, speciale ed unico. Ringrazio il Signore per questi 21 anni insieme, ci hanno colmato il cuore di gioia, tenerezza e sorrisi. Ringrazio il Signore per questo ragazzo che nella sua normalità ha saputo toccare il cuore di tanti. E allora continua Gio, continua a correre nell’amore e infiamma i nostri cuori con la dolcezza di cui solo tu sei capace. Ti amiamo tanto».

Giovanni è stato una cometa che bisogna essere grati di aver visto. Troppo luminosa per vivere, troppo giovane per morire. 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova