Rifugio San Francesco anche studenti “difficili” diventano volontari
PIAZZOLA SUL BRENTA. Dalla sua nascita nel 2003, il Rifugio San Francesco di Piazzola ha accolto 5 mila cani, riuscendo a far trovare con tante iniziative una nuova adozione a quasi il 90% di loro. Il tutto grazie alla collaborazione con le istituzioni, soprattutto Comuni e Usl.
Nel 2018 che sta per concludersi i cani accolti sono stati complessivamente - catture Usl e “casi sociali” - poco più di 200. Sono i numeri snocciolati dal responsabile della struttura, Giovanni Tonelotto, che opera in convenzione con i Comuni dell’Alta Padovana e ospita mediamente 150 cani, raccolti in 38 ampi box. È dotata, naturalmente, dell’area di sgambamento dove gli animali vengono liberati a rotazione per poter godere di spazi più ampi e ricchi di verde.
Al suo interno vi operano con entusiasmo e dedizione, una quarantina di volontari, soprattutto giovani che si impegnano anche nei banchetti di sensibilizzazione e raccolta fondi. «Tra i volontari», dice Tonelotto, «ci sono anche due persone che stanno scontando la pena alternativa al carcere a seguito di una convenzione tra l’associazione che regge il canile e il Ministero della Giustizia. Vi “lavorano” altresì alcuni studenti delle superiori che i dirigenti scolastici indirizzano al Rifugio San Francesco perché, esercitando attività di volontariato a contatto con gli animali d’affezione, ritrovino serenità ed equilibrio».
Per favorire la visita delle numerose scolaresche, il Rifugio dispone di un’attrezzata aula didattica, dove cominciano e terminano le visite delle scuole. Nel 2018 sono stati coinvolti una quindicina di Istituti per un complessivo numero di 800 alunni.
«Senza dire dell’effetto benefico delle stesse adozioni. Sono molte infatti le persone e le famiglie che raccontano di un vero e proprio feeling che si è venuto subito a creare tra adottato e adottante», conclude Tonelotto. Per le adozioni, o anche semplicemente per visitare la struttura, contattare il 338.4981981. Una realtà dunque che, non nascondendo il fine principale dell’accoglienza degli animali più sfortunati, lo inserisce in una più ampia visione di spazi e di elementi naturali, diventando motivo di incontro e di condivisione anche con le persone in difficoltà. —
S.B.
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