Riina jr in aula ai giudici: «Voglio incontrare papà»

Davanti al Tribunale di Sorveglianza il figlio del boss che vive a Padova ha impugnato il diniego al colloquio. Il pg Valmassoi si è opposto alla richiesta
20080228 - SULMONA - L'AQUILA - CLJ - MAFIA: RIINA JR; SORRIDE AI FOTOGRAFI MA NON PARLA. Giuseppe Salvatore Riina, figlio terzogenito del boss di Corleone Toto' Riina, esce oggi dal carcere di Sulmona (L'Aquila). Riina ha percorso a piedi cento metri dal carcere alla ''Mercedes'' dove lo attendevano la madre, un'altra donna e il cognato. Ai cronisti ha detto, sorridendo, di non avere ''nulla da dichiarare''. Poi si e' rivolto a un fotografo al quale era caduta per terra la fotocamera e, sempre sorridendo, gli ha ..detto: ''Stai attento che rompi la macchina''. Quindi ha abbracciato chi lo stava aspettando - prima l'uomo e subito dopo la madre - e poi e' salito sull'auto che si e' subito allontanata...ANSA/MASSIMILIANO SCHIAZZA/DRN
20080228 - SULMONA - L'AQUILA - CLJ - MAFIA: RIINA JR; SORRIDE AI FOTOGRAFI MA NON PARLA. Giuseppe Salvatore Riina, figlio terzogenito del boss di Corleone Toto' Riina, esce oggi dal carcere di Sulmona (L'Aquila). Riina ha percorso a piedi cento metri dal carcere alla ''Mercedes'' dove lo attendevano la madre, un'altra donna e il cognato. Ai cronisti ha detto, sorridendo, di non avere ''nulla da dichiarare''. Poi si e' rivolto a un fotografo al quale era caduta per terra la fotocamera e, sempre sorridendo, gli ha ..detto: ''Stai attento che rompi la macchina''. Quindi ha abbracciato chi lo stava aspettando - prima l'uomo e subito dopo la madre - e poi e' salito sull'auto che si e' subito allontanata...ANSA/MASSIMILIANO SCHIAZZA/DRN

PADOVA. «A Padova mi trovo benissimo... Ho tanti amici. E ho anche trovato l’amore». Ma a Giuseppe Salvatore Riina detto Salvuccio manca il papà, quel Totò Riina – di cui è il terzogenito nonché il figlio prediletto – boss indiscusso di Cosa Nostra dal 1982 fino all’arresto del 15 gennaio 1993, pluriergastolano, oggi detenuto nell’ala ospedaliera del penitenziario di Parma, sottoposto al regime del cosiddetto 41 bis, il carcere duro.

Così, affiancato dal suo legale di fiducia (l’avvocato vicentino Francesca Casarotto), si è presentato davanti al tribunale di Sorveglianza (sezione distaccata di Padova) per sostenere il reclamo proposto contro il provvedimento del giudice (sempre della Sorveglianza) che gli aveva negato il colloquio con l’amato (e famoso) padre. Un padre più volte condannato al “fine pena mai” per l’assassinio (come mandante) dei commissari Ninni Cassarà e Beppe Montana, del giudice Antonio Scoppellitti, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano, e ancora per l’attentato a Firenze in via dei Georgofili (5 vittime) e per la strage di Capaci solo per citare alcuni fatti sanguinosi. Nel maggio scorso il diniego. Il motivo? Un rapporto delle forze di polizia insiste sul fatto che Salvuccio è menzionato in più punti nel provvedimento con il quale la procura di Palermo aveva disposto il fermo di presunti esponenti di spicco del mandamento mafioso di Corleone. Salvatore non è stato indagato eppure, secondo gli inquirenti, alcuni inquisiti gli avrebbero garantito aiuti economici. Inoltre il figlio del boss è indicato come l'unico in grado di fare da garante per quanto riguarda i patti stipulati tra i Riina e un’altra famiglia mafiosa.

Mercoledì in aula l’avvocato Casarotto ha ricordato che la madre Ninetta, le sorelle e il fratello (detenuto e sottoposto al regime del 41 bis) hanno avuto (e hanno) colloqui con il padre Totò, mentre Salvuccio non lo vede da ben 14 anni. E ha insistito sul fatto che il boss pluriomicida soffre del morbo di Parkinson, di problemi cardiaci, delle conseguenze di un’ischemia cerebrale tanto da avere difficoltà di parola come risulterebbe da documentazione medica. Il procuratore generale (pg) Giovanni Valmassoi si è opposto alla domanda di Riina jr. Anzi, aderendo in pieno al provvedimento impugnato (il diniego), ha espresso la preoccupazione che Totò Riina possa riversare sul figlio una serie di informazioni destinate ai suoi picciotti. E ha rammentato che padre e figlio sono stati condannati per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, anche se Riina jr ha già scontato l’intera condanna a 9 anni, poi la scarcerazione salvo l’applicazione (in corso) di una misura di sicurezza. Misura che lo ha catapultato a Padova dove vive all’Arcella e ha scelto di fare volontariato insieme all'associazione "Famiglie contro l'emarginazione e la droga". Il tribunale di Sorveglianza (presieduto dal giudice Giovanni Maria Pavarin) si è riservato la decisione, non prima di aver ordinato l’acquisizione del provvedimento che applica il 41 bis al padre. Obiettivo: verificare prescrizioni e limitazioni imposte a Totò ’u Curtu che festeggiò la sera della strage di Capaci.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova