Riina jr.: «Mio padre scarcerato? Cose di famiglia»

Preferisce non commentare la sentenza della Cassazione. Negato a Pasqua il permesso di andare a Corleone
Giuseppe Salvatore Riina
Giuseppe Salvatore Riina

PADOVA. «Non mi va di parlarne, preferisco non dire nulla». Giuseppe Salvatore Riina, in famiglia Salvuccio, tace. Vuole restare fuori dalla polemica esplosa intorno all’ipotesi di concedere (o meno) gli arresti domiciliari per motivi di salute al padre Totò Riina, capo indiscusso di Cosa Nostra, in seguito a una sentenza della Cassazione. Ieri per evitare di essere tempestato di domande dai cronisti, il figlio 39enne del “capo dei capi” si è chiuso nel suo appartamento dell’Arcella, un palazzo anonimo lungo una via laterale.

Risponde due parole al citofono, taglia corto e chiude ogni conversazione. Non è andato neppure nella sede della onlus "Noi famiglie padovane contro l'emarginazione" di Tina Ciccarelli per cui lavora come impiegato part-time dal suo arrivo a Padova, dove vive sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata. Ai responsabili dell'associazione ha spiegato che queste «sono cose di famiglia». E che lui, adesso, è lontano da casa e non ha piacere di entrare nel merito della questione.

Il boss della mafia Toto' Riina ANSA
Il boss della mafia Toto' Riina ANSA


Il suo legale, l’avvocato vicentino Francesca Casarotto, conferma che altri “permessi” non sono stati richiesti. Quanto al resto, «la situazione è delicata. E il mio assistito vuole restare in silenzio». Sarà. Ma intanto lo scorso 29 marzo il tribunale di Sorveglianza di Padova ha confermato il prolungamento della misura di sicurezza della libertà vigilata che Salvuccio Riina, dopo aver trascorso 9 anni in cella per associazione a delinquere di stampo mafioso, sta “scontando” a Padova su sua richiesta. Di piena libertà non se ne parla, almeno fino all’ottobre 2017 quando scadrà la misura. Il motivo? La sua pericolosità sociale. Arrivato in città nel 2012 in libertà vigilata, nel 2014 era stato disposto il prolungamento della misura sulla base di un'inchiesta della procura di Palermo, secondo la quale Salvuccio sarebbe stato vicino alle cosche. Anzi, una figura cardine per il rispetto dei patti assunti dal padre.

A ottobre Salvatore Riina aveva avuto il permesso di raggiungere il carcere di Parma per incontrare il padre che non vedeva da 14 anni. A febbraio il Mattino ha pubblicato alcune foto sugli “incontri proibiti" di Riina jr, immortalato in un bar in via Buonarroti insieme a Giannantonio Caserio e a Riccardo Foti, quest’ultimo pregiudicato per reati legati alla droga. Foto che fanno parte di un dossier in mano alla Dda di Venezia (Direzione distrettuale antimafia). Poche settimane più tardi, alla vigilia della scadenza della libertà vigilata, il giudice di Sorveglianza padovano, Linda Arata, ritiene che il 39enne sia ancora pericoloso. E così prolunga la misura di sicurezza fino all’ottobre 2017. Il legale di Riina jr impugna la pronuncia. Ma in arrivo è una doppia doccia fredda. Il 29 marzo il tribunale di Sorveglianza di Padova (presidente Giovanni Pavarin, giudice relatore Lara Fortuna) conferma la decisione del giudice. Anzi, quello stesso giorno rispedisce al mittente la domanda presentata da Salvatore di poter trascorrere le vacanze pasquali a Corleone, con la madre Ninetta Bagarella.
 

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