Rischiano il posto 32 impiegati del Punto Snai

Oggi sarà “il giorno più lungo” per i 32 dipendenti, che lavorano al Punto Snai, in piazzale Stazione. La loro continuità occupazionale è appesa ad un filo. Tutto dipenderà da cosa deciderà l’ufficial...

Oggi sarà “il giorno più lungo” per i 32 dipendenti, che lavorano al Punto Snai, in piazzale Stazione. La loro continuità occupazionale è appesa ad un filo.

Tutto dipenderà da cosa deciderà l’ufficiale giudiziario inviato dal tribunale che dovrà provvedere allo sfratto esecutivo per finita locazione, dopo che la proprietà dei muri (che è la stessa dell’albergo limitrofo a quattro stelle, Grand’Italia), ha deciso di liberarsi, definitivamente, dalla sala corse. Una decisione legata anche al fatto che sono diventati numerosi i clienti della residenza liberty che si lamentano del degrado sotto le finestre dell’albergo.

Tra i dipendenti del Punto Snai ci sono anche numerose ragazze padovane che lavorano nel settore amministrativo; numerose immigrate utlizzate iagli sportelli delle scommesse sportive, tra cui due cinesi, tre africane e una serie di rumeni, che sono addetti alla vigilanza. Naturalmente è a rischio anche il posto di lavoro di Marco Schiesaro, direttore della Sala Corse da circa dieci anni. «Questo lavoro, seppure part time, mi è necessario», spiega un dipendente, «Lavoro mezza giornata, ma i soldi che mi porto a casa mi servono sia per continuare gli studi all’Università, sia per aiutare la famiglia che di questi tempi non naviga in acque tranquille».

Ma chi più di tutti difende il posto di lavoro dei dipendenti, dei quali i due terzi sono donne, è proprio Sandro Bassi. «Sono mesi che vado ripetendo sia ai rappresentanti della proprietà dei locali che al giudice dello sfratto esecutivo, che, in questa vicenda, coloro i quali ci rimetteranno più di tutti sono i lavoratori», sottolinea il gestore del Punto Snai.

E prosegue: «La mia non è una botteghetta con due-tre impiegati. Questa è una vera e propria azienda, che assicura uno stipendio sicuro alla fine del mese ad oltre trenta famiglie. A questo punto spero, con il cuore in mano, che quando arriverà l’ufficiale giudiziario per eseguire il suo lavoro, l’inviato del tribunale possa accettare la richiesta del mio avvocato di concederci un’altra proroga». (f.pad.)

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