Risiko Antonveneta: quel dossier di Intesa sulla banca di Padova

PADOVA. Advisor e consulenti ci hanno lavorato con dovizia di particolare cinque mesi fa. Una vera e propria due diligence sui conti di Banca Antonveneta, condotta ai piani alti della torre di piazzetta Turati a Padova, sfociata in un dossier funzionale all’elaborazione di un’offerta d’acquisto da presentare al Monte dei Paschi. Allora l’interesse per la rete dell’istituto padovano era quello di Intesa Sanpaolo che commissionò a una società terza uno studio che evidenziava, filiale per filiale, il perimetro delle masse gestite e la profittabilità del business Antonveneta.
Dopo essere finito nel cassetto, il dossier, in tempi più recenti, è tornato catturare l’attenzione di un gruppo di imprenditori veneti che, su questa base, hanno sollecitato l’intervento di un investitore forte disposto a valorizzare il marchio Antonveneta e la sua rete (o una parte) come banca del territorio. Il terminale non pare essere, però, Intesa Sanpaolo. In seguito alla verifica sui conti della banca padovana, Ca’ de Sass, che in regione opera attraverso Cassa di risparmio del Veneto, aveva formalizzato un’offerta al Monte su un numero selezionato di filiali. Siena declinò, invitando Intesa Sanpaolo ad allargare il perimetro della propria offerta. Ma la trattativa si arrestò a questo punto e ora non sembrano certo esserci margini differenti rispetto ad allora.
Fin qui la cronaca. Certo il ritorno di fiamma che dà conto di un interesse nato in Veneto per l’istituto guidato da Giuseppe Menzi ad oggi poggia sulla valutazione di un dossier. Nessuna offerta è stata fin qui formalizzata e lo scandalo derivati Mps scoppiato negli ultimi giorni pare aver raffreddato un po’ anche il semplice interesse. Dietro al possibile affare ci sono valutazioni sullo stato dell’Antonveneta di oggi, un istituto efficientato che è stato rimesso sul giusto binario dalla gestione Menzi, ma anche sul futuro del business bancario. E gli indici di redditività attesi per i prossimi anni dal settore non descrivono sicuramente i contorni di un mercato particolarmente appetibile. Eppure ci sono banchieri che vedono spazio e senso per un’operazione in grado di valorizzare Antonveneta come banca del territorio.
«Antonveneta, con la gestione Mps, si è dimostrata vicina alle istanze del territorio» sottolinea Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova. «Come ho avuto modo di sottolineare allo stesso presidente di Mps, Alessandro Profumo, capiamo l’esigenza di efficientare il gruppo ma allontanare i centri decisionali dal territorio rischia di essere controproducente per il gruppo stesso. Su questo c’è massima consapevolezza da parte dei vertici del Monte che hanno, per primi, l’interesse a mantenere una significativa autonomia in quella che, dopo l’incorporazione di Antonveneta, diventerà l’area Nordest di Mps».
Non è certo tempo di imbastire inutili difese del localismo ma, a quanto risulta, per ragionare sul mercato del credito a Nordest sì. Nel frattempo si attendono i risvolti delle indagini sull’acquisto di Antonveneta dal Santander e sul sovrapprezzo pagato da Mps. Ovvero sulla pista, seguita dagli inquirenti, di una maxi-tangente, girata attraverso Londra, il Brasile o qualche paradiso fiscale.
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