Ristorante etnico e sala scommesse chiusi a Padova: il Tar dà ragione alla Questura
Due sentenze confermano la legittimità dei provvedimenti decisi dal questore per un locale all’Arcella e una sala videolottery in via della Croce Rossa. In entrambi i casi tra i clienti delle attività c’erano persone con precedenti per spaccio e altri reati

Ristorante etnico e sala scommesse chiusi dalla Questura: il Tar del Veneto ha confermato in entrambi i casi la legittimità dei provvedimenti. A presentare i ricorsi erano stati i rispettivi titolari delle due attività con sede a Padova. Nelle scorse ore i giudici amministrativi hanno emesso le sentenze favorevoli alla Questura.
Ristorante etnico all’Arcella
Il Tar del Veneto ha confermato la legittimità del provvedimento con cui il questore di Padova, Marco Odorisio, aveva disposto la chiusura per 45 giorni di un locale di ristorazione etnica africana in via Annibale da Bassano, nel quartiere Arcella.
La titolare dell’esercizio aveva presentato ricorso contro la sospensione della licenza, ottenendo inizialmente una sospensiva cautelare in attesa della decisione nel merito. La sentenza è arrivata il 10 luglio e ha dato piena ragione alla Questura.
La vicenda ha origine nel marzo 2024, quando lo stesso locale era già stato destinatario di un provvedimento di chiusura per 30 giorni a seguito di segnalazioni da parte di residenti e commercianti della zona. Le lamentele riguardavano la presenza, nei pressi dell’esercizio, di giovani avventori, prevalentemente di origine africana, che abusavano di alcolici arrecando disturbo e assumendo atteggiamenti sospetti riconducibili allo spaccio di stupefacenti.
In quell’occasione, le forze dell’ordine avevano arrestato due persone trovate nel locale in possesso di cocaina destinata allo spaccio e identificato un cittadino nigeriano irregolare, già destinatario di un ordine di allontanamento e di un Daspo urbano.
Il 21 maggio scorso, a seguito di ulteriori controlli nella cosiddetta “zona rossa”, il questore ha disposto un nuovo provvedimento di sospensione per 45 giorni. Anche in questo caso, gli accertamenti hanno evidenziato la presenza nel locale di persone con precedenti per reati contro il patrimonio, contro la persona, per droga e ubriachezza molesta. Sono stati inoltre identificati due extracomunitari: uno destinatario di un ordine di carcerazione con sospensione della pena, l’altro colpito da un divieto di ritorno nel Comune di Padova.
La Divisione di Polizia Amministrativa ha inoltre accertato che nel locale si stavano servendo cibi e bevande nonostante un precedente provvedimento dell’Ulss che ne vietava l’attività per motivi igienico-sanitari.
Con la sentenza, il Tar ha stabilito che la chiusura dell’attività è un atto di prevenzione, non una sanzione, e ha riconosciuto la piena legittimità dell’operato della questura. Secondo il giudice, “I fatti contestati contribuiscono ad alimentare insicurezza e allarme sociale, giustificando un intervento cautelare per tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini”.
Nelle scorse ore il provvedimento – ora definitivo – è stato notificato dalla polizia amministrativa. La titolare dovrà quindi scontare il residuo periodo di chiusura, pari a 36 giorni, salvo decidere di intraprendere un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.
Sala scommesse in via della Croce Rossa
Dopo una prima sospensiva, il Tar del Veneto ha confermato la legittimità del provvedimento con cui il questore di Padova, Marco Odorisio, aveva disposto la chiusura per 30 giorni di una sala videolottery in via della Croce Rossa.
Il provvedimento era stato contestato dal gestore dell’attività, che aveva ottenuto in un primo momento una sospensione cautelare in attesa della decisione nel merito. La sentenza definitiva di primo grado ha però dato ragione alla Questura.
La chiusura è scaturita da una serie di episodi accaduti nel corso dell’ultimo anno, emersi durante le attività di controllo e documentati dalla Divisione di polizia amministrativa. In particolare, il 2 maggio un cittadino extracomunitario è stato arrestato per spaccio di stupefacenti proprio all’interno della sala scommesse, dove era solito attendere i clienti per cedere droga. Un episodio analogo si era verificato il 6 settembre dell’anno precedente, quando un altro straniero era stato arrestato per spaccio con base operativa sempre nella stessa sala.
Nel corso dei controlli le pattuglie delle Volanti hanno inoltre riscontrato la presenza abituale di persone, in prevalenza straniere, molte delle quali con precedenti per reati contro il patrimonio, contro la persona o in materia di droga, e spesso non in regola con le norme sull’immigrazione.
Alla luce di questi elementi, il 5 maggio la Questura aveva disposto la chiusura per 30 giorni della sala scommesse, ma la sospensiva ottenuta dal gestore aveva permesso la riapertura già dal 22 maggio.
Ora, con la sentenza del Tar, arriva la conferma definitiva del provvedimento: il gestore dovrà scontare il residuo periodo di chiusura pari a 12 giorni, oltre a farsi carico delle spese legali.
Nel dispositivo della sentenza si legge che “Durante tutti i controlli è emerso che un numero cospicuo di avventori del locale fosse attinto da precedenti penali e di polizia, perlopiù concernenti reati in materia di immigrazione e di stupefacenti” e che “Non sussiste nessun vizio di irragionevolezza nella conclusione della Questura di Padova per cui la sala scommesse sia diventata luogo di ritrovo per pusher della zona, con conseguente pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Il giudice amministrativo ha inoltre ribadito che l’interesse pubblico alla sicurezza prevale su quello privato all’esercizio di un’attività economica, sottolineando come la funzione preventiva dell’intervento della Questura sia pienamente legittima.
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