Ristoranti, bar, centri estivi e hotel: a Padova si allarga il fronte di chi non riapre

PADOVA. Per molti esercenti lunedì non si aprirà la Fase 2, ma sarà un altro giorno di incertezza, sulla coda agonica della Fase 1. Ancora chiusi. Più per paura dei costi e delle sanzioni che del contagio. Con la speranza di aggregarsi alla ripresa al più presto. Lo rivelano le associazioni di categoria snocciolando dati che raccontano storie di piccoli imprenditori con il fiato sospeso.
Freno a mano. Resta tirato il freno della ristorazione che dopo un creativo avvio all’insegna del take away, lunedì continuerà a non forzare: sulle 1600 attività affiliate alla Confesercenti, ai blocchi di partenza ci sarà un locale su due, con una percentuale che dovrebbe arrivare al 60-70% in una decina di giorni. Un dato che trova conferma tra gli associati Ascom – «Siamo nell’ordine di uno su due. Però stiamo tutti aspettando indicazioni, non ce la sentiamo di andare contro le direttive Inail» dice Elena Cristofanon –, mentre secondo l’Appe sarà il 43,5% a non aprire. Freno a mano tirato anche per i 2.000 bar della Confesercenti: uno su quattro per il primo periodo terrà le serrande abbassate. A farla da padrone è l’incertezza, soprattutto nell’ambito della ristorazione, la paura è che i costi siano superiori ai benefici.
A rilento anche l’avvio del tessile, al 70%; nove su dieci invece i negozi di ferramenta, mobili e articoli per la casa che lunedì saranno aperti.
Motori accesi al minimo e partenza lenta invece per gli albergatori: «In quanto servizio essenziale potevamo restare aperti, ma molti hanno chiuso per assenza di clientela» sostiene Monica Soranzo, presidente Padova Hotels Federalberghi) «adesso qualche “timido” cliente sta arrivando, per cui è presumibile una riapertura anche di quelli in chiusura volontaria, soprattutto a gestione familiare».
Tecnica attendista, infine, per i centri estivi con Comune e Fism in attesa delle linee guida del Governo: di sicuro, ci vorranno settimane prima di aprire le porte all’infanzia.
Moda e bellezza scalpitano. Sebbene sia uno dei settori più attesi, lunedì non ci saranno tutte le serrande alzate: dei 1.920 titolari dei negozi di abbigliamento, calzature e pelle del Padovano, solo il 70% degli associati Confesercenti giovedì aveva annunciato l’apertura per il 18. La restante parte, tuttavia, dovrebbe aggregarsi alla carovana durante la settimana. Totale la ripartenza, invece per i negozi Ascom: «aprirà il 100%» assicura Riccardo Capitanio (Federmoda).
Pronti e desiderosi di occupare le piazze anche i circa duemila ambulanti: ai blocchi di partenza tuttavia saranno l’85%, a causa della difficoltà di qualche Comune ad adeguarsi alle regole. Tutti presenti all’appello però in città.
Per non parlare dei 1.591 acconciatori e 645 saloni di estetica del territorio, con 4.542 addetti smaniosi di tornare in pist,a secondo la Confartigianato.
Infine, da lunedì aperti tutti i negozi di cosmetici e le profumerie, i servizi accessori alla vendita dei carburanti, ottici e concessionari «ma con un mercato tutto da reinventare visto che in aprile, in tutto il Padovano, sono state immatricolate 76 vetture» dice Massimo Ghiraldo, presidente Concessionari Auto Ascom.
I paradossi. In situazioni così complesse, non possono mancare i paradossi, con le attività immobiliari avviate dal 4 maggio senza la possibilità di mostrare le case abitate. Mentre Simone Tasinato, presidente Orafi e Gioiellieri Ascom rivela: «A noi oltre al contagio preoccupa il riconoscimento di chi entra in negozio». Motivo per cui, per accedere alle oreficerie, i clienti dovranno abbassare la mascherina per farsi riconoscere, accedere al negozio, sanificare le mani e tornare a indossare il presidio. Uno alla volta.
I nodi. Tutt’altro che trascurabili: «È scandaloso che a poche ore dalla riapertura non sappiamo ancora se varranno le linee guida dell’Inail o delle Regioni» attacca il direttore della Confesercenti Maurizio Francescon «a chi devono dare retta le aziende? La bozza del Dpcm dice all’Inail, ma se poi la Regione dà indicazioni più leggere cosa dobbiamo fare? Sarebbe paradossale, dopo aver pagato il premio all’Inail, dover rispondere economicamente di un contagio per aver seguito le indicazioni della Regione».
Per Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, «lasciare migliaia di imprese senza uno straccio di norma definita è inaccettabile e, per certi versi, anche offensivo. Non sappiamo ancora cosa potremo fare lunedì e come potremo farlo. Siamo vittime inermi di “bozze” non si sa fino a che punto fatte trapelare per capire da che parte gira il vento». —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova