Risuona a Palazzo Ducale il “Requiem” di Verdi

VENEZIA. Per il non credente Verdi, Alessandro Manzoni era un “santo”. Provava per lui un’ammirazione paragonabile a quella che nutriva per Cavour e Garibaldi. Quando l’autore dei “Promessi sposi”...
Di Massimo Contiero

VENEZIA. Per il non credente Verdi, Alessandro Manzoni era un “santo”. Provava per lui un’ammirazione paragonabile a quella che nutriva per Cavour e Garibaldi. Quando l’autore dei “Promessi sposi” morì, il 22 maggio 1873, tale fu il dolore che non ebbe coraggio di seguire il funerale. Si recò poi privatamente sul sepolcro, al cimitero monumentale di Milano. Decise di comporre una Messa di Requiem in memoria del grande scrittore, che volle dirigere personalmente nella chiesa milanese di San Marco, a un anno esatto da quella triste dipartita.

Per il suo agnosticismo, si era sempre considerato estraneo alla musica sacra. Questo finì per influenzare anche la critica che considerò il nuovo lavoro come opera di un uomo di teatro, incline alla drammatizzazione, non alla spiritualità religiosa.

Nella prima esecuzione, i solisti di canto furono gli stessi che avevano fatto debuttare “Aida” tra il Cairo e La Scala. Questo accrebbe l’equivoco.

In realtà Verdi con Messa di Requiem segnava l’ inizio di un percorso innovativo che sarebbe sfociato, dopo lunga incubazione, nel suo tardo stile, in “Otello” innanzitutto.

Estremamente interessante è dunque che Myung-Whun Chung proponga proprio questi due capolavori verdiani in un breve lasso di tempo, nel magico spazio di Palazzo Ducale, nell’ambito del festival estivo della Fenice. La meditazione sulla morte li impregna entrambi. È il giorno del “Dies irae”, dell’ira di Dio, giudice supremo e inesorabile, come si dice nella Messa, oppure la “Morte è il nulla! È vecchia fola il ciel” come dice Jago nel suo Credo blasfemo o è la voluttà dell’amore che si perpetua in eterno, “Venga la morte e mi colga nell’estasi di quest’amplesso”, come invoca Otello?

Per la Messa di Requiem Myung-Whun Chung dirigerà il soprano Carmela Remigio, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore Fabio Sartori e il basso Vitalij Kowaljow, l’orchestra, il coro della Fenice e il coro del dell’Arena di Verona.

A Myung-Whun Chung sarà consegnato, domani alle 12 alle Sale Apollinee, il Premio “Una vita nella musica 2013”, il prestigioso riconoscimento fondato nel 1979 da Bruno Tosi, giunto quest’anno alla sua ventiseiesima edizione. Nella motiviazione si legge che il premio è attribuito «per la profondità del pensiero, l’ampiezza del repertorio, l’eccezionale disciplina sinfonica». Organizzato da quest’anno dalla Fondazione Teatro La Fenice, il Premio sarà per la prima volta affiancato da un secondo riconoscimento, il Premio Una vita nella musica Giovani, assegnato quest’anno al pianista Herbert Schuch, al compositore Jörg Widmann e al musicologo Marco Targa.

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