Rotten, simbolo del punk una leggenda al Rivolta

Negli anni Settanta è stato leader dei Sex Pistols e della rivoluzione in musica Oggi si fa chiamare con il suo vero nome, Lydon, e con i Pil arriva al decimo disco
Di Michele Bugliari

MESTRE. John Lydon in arte Johnny Rotten, storico leader dei Sex Pistols e irriverente padre del punk degli anni Settanta, sabato alle 22, sarà protagonista con i suoi Public Image Ltd. - Pil di un concerto al centro sociale Rivolta di Marghera.

Lydon è entrato nella storia del rock con i Sex Pistols che hanno avuto una storia breve, dal 1975 al 1979 e hanno dato alle stampe solo quattro singoli (“Anarchy in te UK”, “God save the Queen”, “Pretty vacant” e “Holidays in the sun”) e un album “Never mind the bollocks, here’s the Sex Pistols”. Eppure è stato l’uomo simbolo della rivoluzione del punk, musica ribelle e rumorosa a cui fu imputata persino la colpa, per alcuni, e il merito per altri, di avere ucciso i “dinosauri” del rock progressive. In realtà la musica progressiva si estinse quando esaurì la sua spinta creativa e tra i “dinosauri” si salvarono solo coloro che seppero trovare una via per il cambiamento, come i Pink Floyd, i Genesis e gli Yes, ma questa è un’altra storia.

Nonostante Neil Young, anche lui convertito sulle vie del punk, lo avesse immortalato nella sua canzone “My my, hey hey (Out of the blue)” con il nome di Johnny Rotten, Lydon nel 1978, l’anno seguente il successo di “Never mind the bollocks”, decise di abbandonare il nome d’arte e di lasciare i Sex Pistols per fondare i Pil.

La band inaugurò la sua carriera con il singolo “Public image” e con l’album “First issue” a cui seguirono “Metal Box” e “Paris au Printemps” ma il successo arrivò con “Flowes of romance”.

Il disco più maturo però fu “Album”, del 1986, che dimostrò un’apertura per gli stili musicali più diversi grazie anche alla partecipazione di tanti ospiti tra cui Ginger Baker, storico batterista dei Cream, il compositore giapponese Ryuichi Sakamoto e l’allora giovane chitarrista Steve Vai. Dopo “Happy”, “9” e “That what is not”, Lydon abbandonò il suo progetto per 10 anni, finché nel 2012 diede alle stampe “This is Pil”.

Dopo tre anni, il 4 settembre, finalmente è uscito il nuovo e decimo disco dei Pil “What the world needs now”, che contiene nel titolo una sarcastica citazione di un classico di Burt Bacharach.

L’album è stato anticipato dalla pubblicazione del singolo “Double Trouble” che chiarisce che l’anarchico inventore del punk ha ancora voglia di creare e di essere meno politicamente corretto possibile. La formazione attuale dei Public Image Ltd. vede accanto a John Lydon (voce) Lu Edmonds (chitarra), Bruce Smith (batteria) e Scott Firth (basso). I Pil attualmente sono impegnanti in un tour Europeo che li porterà tra l’altro a Marghera e a Milano.

Gli appassionati, inoltre, avranno modo di conoscere meglio John Lydon, leggendo la sua interessante e divertente biografia, uscita da poco: “Anger is an energy: My Life Uncensored”.

Il giorno del concerto i cancelli del Rivolta apriranno alle 20 ma lo spettacolo comincerà alle 22. I biglietti costano 15 euro e possono essere acquistati anche sul sito www.sherwood.it, diritti di prevendita 2 euro.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova