«Sale parto unite? Meglio il trasloco»

La Cgil di Padova si schiera contro il progetto di unificazione delle sale parto dell’Azienda ospedaliera nell’edificio della Clinica ostetrica. Una delle novità del nuovo direttore generale Luciano...
Di Elisa Fais

La Cgil di Padova si schiera contro il progetto di unificazione delle sale parto dell’Azienda ospedaliera nell’edificio della Clinica ostetrica. Una delle novità del nuovo direttore generale Luciano Flor è la creazione di un unico punto nascita, al posto degli attuali due che fanno capo alla Divisione e Clinica ostetrica. Il progetto, presentato ai lavoratori nei giorni scorsi, sta suscitando perplessità tra i sindacati. «Trasferire le attività di Ostetricia all’ospedale Sant’Antonio, assieme alla Clinica pediatrica, risolverebbe tutti i problemi», hanno dichiarato i rappresentanti della Cgil, ieri, durante la conferenza stampa indetta nella sede di via Longhin, «in alternativa chiediamo di attivare il punto nascita nell’edificio della Divisione». Il piano prevede di centralizzare le 3.200 nascite annue in un unico gruppo parto composto da dieci sale collocate al piano terra della Clinica. Rimarrebbe invece in Divisione l’area dedicata al puerperio e il nido. «Di fatto non c’è l'unificazione dei servizi», spiegano Giancarlo Go e Alessandra Stivali della Cgil, «le donne dovrebbero comunque essere spostate da uno stabile all’altro: andrebbero in Clinica a partorire e in Divisione per il ricovero. La proposta più sensata è aggregare l’attività ostetrica in Divisione, così facendo le neomamme avrebbero a disposizione spazi più idonei». La Clinica e la Divisione sono collegate da una rete di corridoi sotterranei costruita negli anni ’50, in alcuni punti è anche segnalata la presenza di amianto. «Se il nuovo progetto sarà attuato», aggiunge Ivana Fogo, segretaria di Spi Cgil, «i passaggi all’interno dei corridoi sotterranei saranno raddoppiati. Oggi circa 1.500 donne sono costrette a salire in due ascensori, percorrere 300 metri sottoterra tra dislivelli e disagi, per arrivare in Divisione dopo il parto. Se il punto nascita sarà in Clinica, tutte le 3.500 pazienti saranno trasferite passando per i corridoi. Non ci sembra certo la soluzione ottimale». La Divisione ostetrica è entrata in funzione nel 1974 e la sua costruzione, all’epoca, era diventata necessaria per gestire l’elevato numero di nascite. In quegli anni, infatti, nascevano oltre 6.000 bambini all’anno (il doppio di oggi). Vennero create così due strutture gemelle: entrambe con un gruppo parto, sale operatorie, ambulatori e un nido oltre a tre reparti di degenza. Nel tempo sono state portate a termine più riorganizzazioni: il nido è diventato unico ed è stata annessa la Patologia neonatale. «Ci sta a cuore l’attenzione alla fisiologia del travaglio e del parto», sottolinea Ivana Fogo, ex ostetrica, «purtroppo a Padova, come nel resto d’Italia, abbiamo un alto numero di tagli cesarei non giustificato da alcuna percentuale di patologia. Nel 2015 in Divisione il 24% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, in Clinica il 50%. Si deve prevedere uno studio di fattibilità condiviso».

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