Salvati venti posti di lavoro alla casa di riposo Maran

VILLAFRANCA. Salvati 20 posti di lavoro alla Casa don Luigi Maran di Taggì di Sopra. Sembra avere trovato un epilogo positivo la vicenda che ha visto protagoniste le lavoratrici che da anni accudiscono gli anziani ospiti della struttura di proprietà dell'Istituto suore terziarie francescane elisabettine. Determinante è stata la mediazione delle parti in causa e, soprattutto, la disponibilità dimostrata dalle suore francescane elisabettine di Padova. L'obiettivo perseguito da tutti è stata la salvaguardia dell'occupazione nella struttura di cura di Villafranca Padovana. Per Franco Maisto, della Cisl FP, e Roberta Pistorello, della FP Cgil, «possiamo tutti tirare un sospiro di sollevo».
Nelle scorse settimane, a seguito del mancato rinnovo del contratto di appalto con la cooperativa Alba, si era infatti manifestata l'impossibilità di garantire il contratto di lavoro alle oltre trenta lavoratrici che prestano servizio nella struttura di cura. Un rischio di rimanere a casa molto concreto , vista la scadenza del 30 settembre dell’ultima proroga per le dipendenti. Erano quindi a rischio i posti di lavoro, ma anche i livelli di assistenza alle degenti.
Dopo alcuni incontri di chiarimento, si sono invece poste le basi per la garanzia dell’impiego di 20 lavoratori e l’impegno da parte delle suore di incrementare tale numero in corso d’anno, in base alle sostituzioni per malattie, ferie o altre necessità. Una struttura di ben 120 posti letto può adesso progettare e pianificare il futuro contando sulle proprie risorse umane.
«Siamo usciti dall’incontro di lunedì», sottolinea Roberta Pistorello, «con la consapevolezza di aver fatto il massimo per dare ai lavoratori quanto possibile. Non è stata una trattativa semplice per le tante variabili intercorse in queste settimane, però grazie al costante lavoro del sindacato si è arrivati a un buon risultato». «Un grazie sentito va a suor Gianna e alla madre generale suor Maritilde», sottolinea Franco Maisto, «per la loro accoglienza cristiana, che ha permesso di mantenere un livello occupazionale in grado di tenere in vita il servizio con i consueti standard di qualità che contraddistinguono la struttura».
Silvia Bergamin
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