«Salviamo Palazzo Gradenigo un patrimonio dimenticato»

pIOVE DI SACCO
«Palazzo Gradenigo è un enorme deposito culturale ma giace dimenticato da venti anni. Perché lasciare che tutto questo patrimonio venga sprecato e perduto? ». È il mantra che quotidianamente l’associazione “Amici del Gradenigo” si ripete, dal 1996, portando avanti la propria missione per salvare e valorizzare il complesso architettonico e ambientale di via Garibaldi, definito non a caso la “Reggia della Saccisica”. La più importante villa veneta del territorio ha numeri che non lasciano indifferenti: oltre 4 mila metri quadrati di fabbricato e un parco verde che si estende per quasi 3 ettari e mezzo.
PESO INSOSTENIBILE
Per non parlare del patrimonio culturale contenuto al suo interno. Eppure negli ultimi decenni palazzo Gradenigo è parso rappresentare un peso insostenibile per tutti, per primi i privati che ne detengono la proprietà. La deriva inevitabile è stata quella di una lenta e inesorabile decadenza. Lunghe beghe ereditarie e la prospettiva di costi esorbitanti per il restauro hanno paralizzato qualsiasi azione, rendendo pressoché inutile anche l’imponente spesa pubblica che vent’anni fa aveva interessato un parziale restauro, vanificato poi dalla mancata attivazione delle convenzioni per l’apertura al pubblico del palazzo. Nel febbraio del 2019 il Comune e l’attuale unico proprietario, Roberto Clamar, hanno firmato una lettera di intenti per tracciare un possibile percorso per il recupero del bene da mettere anche a disposizione della collettività. Lettera che al momento è rimasta solo sulla carta. L’unica realtà davvero interessata alle sorti del Gradenigo sembra essere rimasta l’associazione che lancia adesso l’ennesimo appello alle istituzioni per una reale e concreta presa di coscienza.
RESTAURO VANIFICATO
«Nell’agosto del 2004», ricorda il presidente Mario Miotto, «con fuochi d’artificio inauguravamo il restauro delle facciate e i lavori di consolidamento da noi promossi. Per ricompensa ne siamo stati estromessi. Oggi, senza di noi, dopo 17 anni di incuria, le facciate ovest e nord sono irriconoscibili. Senza ontare la compromessa situazione igienico sanitaria del parco, a due passi dall’ospedale».
Il palazzo, a scanso di equivoci, non è attualmente in pericolo per possibili crolli e altre catastrofi. «Grazie al nostro agire», spiega Miotto, «è stato aperto un cantiere (2002-2004) da circa 850 mila euro, che l’ha messo in piena sicurezza. Sono arrivati 200 mila euro dalla Soprintendenza, 125 mila dalla Regione e 515 mila dallo Stato. Sono state cambiate le travature a tutti i piani e così pure i tavolati. Sono stati posti tiranti ai 4 lati e sostituite le imposte sfasciate fino a esaurimento dei fondi a disposizione. È stato fatto il collaudo dei solai e predisposto un percorso di visita da parte del pubblico».
PATTI DISATTESI
E proprio qui sta il punto. «Il palazzo Gradenigo», sottolinea il presidente, «è stato consegnato al proprietario come perfettamente visitabile, proprio com’era stato richiesto dalla Soprintendenza. Ciò però non è mai avvenuto e la responsabilità di tutte queste negligenze è da ricercare nella proprietà e proprio negli enti di tutela del patrimonio culturale, gli stessi peraltro che hanno finanziato il cantiere. Analoghe responsabilità ricadono anche sulle amministrazioni comunali che si succedute dal 2004 a oggi perché non sono state in grado di tutelare il monumento più importante della città. Un bene che, benché privato, è stato destinatario di consistenti finanziamenti pubblici e, se aperto al pubblico, potrebbe rappresentare il fulcro culturale della Saccisica. Per quanto ci riguarda persisteremo nelle nostra opera di persuasione e informazione». —
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