San Leopoldo Mandic, una festa per tremila fedeli

Il 12 maggio è una data speciale: cade il settantesimo della morte del santo e il trenntesimo anno della canonizzazione

«Non ho alcun merito per quello che mi è accaduto». Sono le parole semplici di un uomo umile che la storia racconta miracolato.

Antonino Geremia nel 1941 aveva 5 anni, quel 28 maggio i genitori lo portarono d’urgenza da Rovigo alla clinica dell’Arcella. Padre Leopoldo (al quale si era rivolta la signora Maria Rubaltelli, moglie del medico della clinica padovana) assicurò la guarigione del piccolo dopo 3 giorni di preghiere. Così fu.

Oggi Antonino vive a Perugina ed è un nonno. Chimico di professione, si gode la pensione coltivando la terra con suo fratello. «Faccio l’agricoltore», si schernisce, «ho assistito al processo per la canonizzazione da esterno, nonostante in qualche modo fossi parte in causa. Per la famiglia Rubaltelli conservo un affetto sincero e sento le figlie della signora Maria, Marisa e Marilena».

Ma di miracolo ha poca voglia di parlare. Del resto conserva solo pochi flash: «Ricordo la comparsa della patologia e che mio padre mi portò a pescare, allora la mia passione. Ho rivisto padre Leopoldo pochi giorni prima della sua morte: in quei giorni non riceveva nessuno ma per noi fece un’eccezione. Mentre la figura di padre d’Aviano (a cui viene attribuito il miracolo) l’ho vissuta solo di rimbalzo. Nel mio intimo sono grato a padre Leopoldo e quando passo da Padova vado a trovarlo, ma non ho trascorso la vita a fare divulgazione. Nella mia famiglia non ne ho parlato più di tanto, non voglio annoiare i miei figli con questa vecchia storia. Nicoletta, mia figlia, forse per affetto verso il papà, ha seguito di più la vicenda e mi ha accompagnato a Roma per la beatificazione. Se mi chiedono di raccontare quello che mi accadde, lo faccio con sincerità, per quello che so, ma non è un evento che ho trasformato in altare religioso».

Tuttavia la sua storia, nel giorno della festa di san Leopoldo Mandic, è un tassello essenziale agli occhi dei fedeli. Quest’anno è una festa speciale: il 12 maggio apre l’anno dei 70 anni dalla morte del Santo (avvenuta a Padova il 30 luglio 1942) e chiude (il 12 maggio del 2013) il trentesimo anno della canonizzazione di Padre Leopoldo. Sono attesi tremila fedeli. Ci saranno otto messe a partire dalle 6.30 nel santuario di piazzale Santa Croce. Alle 19 solenne concelebrazione presieduta da monsignor Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste, con la partecipazione dei sindaci e dei parroci del vicariato di Conselve e delle autorità cittadine di Padova. Dopo l’offerta dell’olio per la lampada votiva ci sarà anche la benedizione della porta restaurata dall’architetto Guido Visentin. Il portone del santuario di piazzale Santa Croce è una delle tre eccellenze della chiesa. E’ stato conservato come storico portale di legno e sottoposto ad un profondo restauro. Inoltre è doveroso ricordare la bussola, che agevola l’ingresso ordinato alla chiesa e garantisce l’isolamento acustico. E’ realizzata in vetro con inserimenti di foglia d’oro.

Infine la vetrata della penitenziaria: di vetro soffiato, decorato con pitture secondo l’uso delle vetrate antiche con «grisaglia» e legatura con la tecnica del nastro in lega d’argento.

Sono migliaia i fedeli attesi, visto che Padre Leopoldo è molto venerato.

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