Sottopasso chiuso da oltre un anno, la protesta: «Peggio che al Sud»
Via Dolomiti a San Martino di Lupari ancora bloccata dal crollo del sottopasso nel 2024. Tra indagini, perizie e fondi stanziati, i cittadini alzano la voce: uno striscione denuncia il disagio. La Provincia: «Pronti a intervenire, ma servono tempi tecnici»

Un sottopasso chiuso da oltre un anno, una circolazione nel caos e adesso anche uno striscione che grida frustrazione: “Qui peggio che al sud”.
A San Martino di Lupari, la rabbia è esplosa così, in forma diretta, ruvida, affissa accanto al cantiere fermo. Il riferimento è al sottopasso stradale e ferroviario di via Dolomiti, lungo la Sp 52, chiuso dal maggio 2024 dopo il crollo del muro di contenimento causato dal maltempo. Da quel giorno, niente è stato più riaperto. E la gente ha cominciato a perdere la pazienza.
A prendere la parola, con toni netti, è Stefano Baraldo, consigliere provinciale con delega alla viabilità, che non si tira indietro e ammette: «Voglio andare dritto al punto. Devo dare parzialmente ragione alla persona che ha fatto lo striscione: sì, ci sono delle verità in quello che ha scritto».
Non cerca giri di parole. Perché, dietro la complessità tecnica e burocratica della vicenda, dice, c’è il diritto dei cittadini a ricevere una spiegazione semplice. La ricostruzione parte da lontano: «La ditta che ha realizzato i lavori del sottopasso nel 2003/2004 era effettivamente del sud, precisamente di Partanna, in provincia di Trapani. Il passaggio di competenza alla Provincia di Padova è avvenuto solo nel 2010, anni dopo la costruzione. Io non mi sono mai nascosto e non ho problemi a metterci la faccia, anche su vicende complicate come questa».
Ma ciò che ha paralizzato ogni intervento è una scoperta tecnica rilevante. Una perizia della Provincia ha infatti evidenziato una grave difformità strutturale rispetto al progetto originario. Di fronte a quel risultato, non bastava un rattoppo. Serviva un intervento radicale.
«Il nostro focus rimane quello di tutelare sia la sicurezza che i soldi dei cittadini. Se qualcuno ha eseguito male i lavori è giusto che paghi. E per arrivare a ciò, la giustizia deve fare il suo corso».
Il problema è che proprio quell’indagine giudiziaria ha rallentato tutto. Perché quando si è parte lesa, come nel caso della Provincia, è necessario muoversi con rigore e trasparenza. «Qui non vedrete le sfilate dei politici davanti al sottopasso, perché ad affrontare davvero questo problema siamo in pochi. Pochissimi. Li possiamo contare sulle dita di una mano», sottolinea Baraldo.
Nel frattempo, però, la viabilità locale soffre. I mezzi pesanti sono costretti a deviazioni lunghe e poco agevoli. I residenti, ogni giorno, si trovano davanti un’opera incompiuta. E le domande si moltiplicano. Quando partiranno i lavori? E quanto dureranno?
Baraldo rivendica ciò che è stato fatto finora: «La Provincia ha stanziato circa 3 milioni di euro per il rifacimento dell’opera e ha approvato il progetto esecutivo a maggio. Dal punto di vista burocratico, abbiamo messo in campo tutte le operazioni per velocizzare quanto possibile, pur essendo parte lesa».
Comprende, dice, la rabbia e la frustrazione dei cittadini. «Anzi, la sento pesante anch’io. Ma in queste circostanze servono serietà, responsabilità e rispetto della legge».
Il piano è già tracciato. L’obiettivo è restituire alla comunità un’infrastruttura sicura e funzionante nel minor tempo possibile.
«Questo sottopasso deve essere ripristinato e garantire totale sicurezza. Stiamo valutando la situazione con precisione per calcolare i tempi di intervento, realizzando i lavori nel minor tempo necessario per averli eseguiti a regola d’arte. Gli esiti della perizia sono stati chiari: vi è la necessità di un intervento mirato su tutta la struttura».
Ma finché la prima ruspa non entrerà in azione, lo striscione resterà lì: testimonianza concreta di un disagio che non può più aspettare. —
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