Sandonà: «Chiudere la spiaggetta della morte a Campo San Martino»

In quel tratto di brenta 10 persone annegate in 20 anni: il consigliere regionale chiede di intervenire

Silvia Bergamin
La spiaggetta sul Brenta a Campo San Martino
La spiaggetta sul Brenta a Campo San Martino

Dieci morti in poco più di vent’anni. L’ultima, solo pochi mesi fa. Sempre lì, nello stesso tratto maledetto del Brenta, a valle del ponte di Campo San Martino. Una spiaggia di ghiaia, apparentemente innocua, che ogni estate si trasforma in trappola. Un luogo che i vigili del fuoco conoscono fin troppo bene: “la spiaggetta della morte”.

La richiesta di Sandonà

Con l’arrivo del caldo e i primi bagnanti già avvistati lungo le rive del fiume, il presidente della prima commissione del Consiglio regionale, Luciano Sandonà, torna all’attacco: «Serve chiudere la spiaggetta della morte: troppi annegamenti negli ultimi anni». Non è la prima volta che Sandonà sollecita un intervento deciso. Ora, però, con l’estate alle porte e l’area nuovamente frequentata, il consigliere ha scritto una lettera al Comune di Campo San Martino, al Genio civile di Padova e all’assessore regionale all’Ambiente, chiedendo una chiusura temporanea del tratto più pericoloso, dal 15 giugno al 15 settembre.

«Non possiamo continuare a contare le vittime. In quel tratto del fiume Brenta, teatro di troppi drammi, è tempo di intervenire in modo concreto e definitivo». Quel breve tratto, immediatamente a valle del ponte, ha già visto dieci vittime in poco più di vent’anni. Tra queste, due giovani morti il 14 luglio 2024 - tra cui Stefan Cristoiu, deceduto nel tentativo di salvare un giovane - e, prima ancora, un’altra persona nel 2023, una nel 2018, una nel 2011.

C’è il divieto di balneazione

«In quell’area» ricorda Sandonà, «nonostante il divieto assoluto di balneazione e i cartelli ben visibili, la gente continua a entrare in acqua come se nulla fosse». L’insidia è nascosta sotto la superficie: correnti forti, fondali irregolari, vortici improvvisi.

«È evidente che i soli cartelli non bastano. Per questo ho chiesto che venga installata una recinzione alta e una segnaletica rafforzata che impedisca l’ingresso ai non autorizzati».

A rafforzare la sua convinzione c’è anche un ricordo personale: «Circa dieci anni fa ho salvato quattro operai stranieri richiamandoli a riva mentre stavano per annegare in quel tratto maledetto. È un’esperienza che non dimenticherò mai e che mi ha convinto, una volta per tutte, dell’estrema pericolosità di quel punto del fiume».

La situazione, secondo Sandonà, è già critica: «Negli ultimi giorni la spiaggetta ha già ricominciato a essere frequentata. Vengono i brividi a pensarci, soprattutto sapendo quanti drammi si sono già consumati. Non si tratta di vietare la balneazione in tutti i fiumi» appunta il consigliere, «ma solo in quel tratto del Brenta, che ha registrato una concentrazione di incidenti senza eguali nella nostra regione. Serve una risposta immediata: non possiamo attendere la prossima tragedia». Da qui la richiesta di convocare con urgenza una riunione tecnica tra gli enti competenti per definire modalità e tempi di chiusura. —

 

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