Sanità a Padova, inchiesta sugli specializzandi in corsia
Il pm D'Angelo ordina un'indagine sull'impiego nei servizi di guardia. Dovrebbero essere affiancati da medici professionisti, ma a volte - di notte, al sabato e alla domenica - si ritroverebbero in reparto completamente soli

IL DIRETTORE. Adriano Cestrone
PADOVA. Sono specializzandi, ovvero medici «in formazione» per quanto riguarda la particolare branca delle Scienze mediche nella quale hanno deciso di diventare esperti. Il che significa che, ancora, esperti non sono. Eppure, a volte, si ritrovano a fare i medici di guardia in reparto di notte, al sabato e alla domenica, completamente da soli, con il supporto della reperibilità del medico strutturato che è dipendente, mentre loro non lo sono. Medico che ha mezz'ora di tempo per raggiungere il reparto. Nel frattempo la vita del paziente è interamente nelle mani degli specializzandi e, più di qualcuno negli ultimi anni, è finito (insieme a strutturati) sotto inchiesta e pure sul banco degli imputati con l'accusa di concorso in lesioni colpose oppure di omicidio colposo.
Una realtà già denunciata da alcuni specializzandi in una lettera dell'11 luglio 2008 finita tra le carte del processo che ha per protagonisti uno specializzando in Anestesia e rianimazione (all'epoca dei fatti) e un collega strutturato della Cardiochirurgia. Lettera che ha convinto il pubblico ministero padovano Roberto D'Angelo ad aprire un'inchiesta sul «caso specializzandi», per ora un fascicolo «atti relativi» senza alcun indagato. Che cosa punta a chiarire il magistrato? La liceità o meno dell'utilizzazione degli specializzandi nell'Azienda ospedaliera in orario notturno (o festivo e prefestivo) e oltre i limiti di orario per sopperire a eventuali carenze del personale strutturato. Scrivevano gli specializzandi nella lettera inviata al direttore generale dell'Azienda ospedaliera, Adriano Cestrone, al preside di Medicina, Giorgio Palù, e ad alcuni direttori di scuole di specializzazione: «Per garantire il servizio di guardia e l'attività in sala operatoria è richiesto agli specializzandi un carico orario ben superiore a quanto stabilito dalla normativa... Ciò tuttavia ha importanza trascurabile di fronte al carico di responsabilità che pesa sul medico specializzando chiamato, senza diretto tutoraggio, ad assumere decisioni critiche in materia di trattamento dei pazienti estremamente complessi e delicati».
«È cambiata la sensibilità dei pazienti... - rilevavano - non più disposti a ricevere un'assistenza meno che qualificata... È cambiata la pratica medica sempre più demanding in termine di competenze ed esperienze specialistiche. Di tale responsabilità gli specializzandi non vengono sollevati nemmeno moralmente poiché, anzi, viene richiesto e preteso un livello di competenza che è fuori dalla portata di un medico in formazione». E concludevano: «Chiediamo di poter svolgere il tirocinio come attività formativa... e di non essere obbligati ad assumere delle responsabilità, umane e professionali, sproporzionate alla nostra preparazione ed esperienza...».
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