Sanzionata ingiustamente maestra vince la causa

Azzerata la sanzione disciplinare della censura inflitta dall’Ufficio scolastico provinciale. E riconosciuto un risarcimento di 5 mila euro, oltre alle spese legali, che dovranno essere saldate dal Miur (Ministero istruzione, università e ricerca), obbligato a esporre al pubblico per un mese la sentenza nelle bacheche dell’istituto comprensivo San Camillo a Forcellini. Ecco la pronuncia del giudice del Lavoro padovano Francesco Perrone che, a tre anni dal fatto, ha dato ragione alla maestra Donatella Boschetti ingiustamente accusata di aver malmenato e strattonato un piccolo alunno di 10 anni.
Già perché tutta la storia è andata diversamente rispetto a quanto ricostruito dall’allora dirigente scolastica dell’istituto. E rispetto a quanto aveva dichiarato la mamma del ragazzino in una querela, poi archiviata dall’autorità giudiziaria. Ma ci è voluto il ricorso al giudice per chiarire la vicenda finita, all’epoca, su tutti i giornali. Vicenda che aveva sconvolto la vita dell’insegnante, che è stata tutelata dall’avvocato Franco Camporese. È il 6 ottobre 2009 quando due bambini litigano nel cortile della scuola durante la ricreazione. Dalla tasca di uno dei due alunni, che frequentano le elementari, cade un cellulare. La maestra Boschetti, in turno di sorveglianza, si avvicina per dividere i due “combattenti” e chiede la consegna dell’apparecchio nel rispetto del regolamento dell’istituto. Il ragazzino richiamato reagisce con violenza e offese verso il compagno, ma anche verso la maestra. Anzi, cerca di divincolarsi e urla: «Vaffa.... brutta str...» procurandosi un piccolo graffio con il braccialetto dell’insegnante. La mamma del “giamburrasca” è informata dell’accaduto dalla Boschetti: «Signora, mi dispiace suo figlio voleva picchiare un altro alunno, ho dovuto tenerlo e si è graffiato...». La madre replica: «L’ha quasi soffocato». E corre al pronto soccorso (non verrà refertata nessuna lesione), prima di presentare una querela. È sulla base di quella querela che la dirigente al vertice dell’Istituto (oggi in pensione) scrive una relazione contro la maestra tanto da far scattare la sanzione. Donatella Boschetti non ci sta. E va in tribunale perché, nel frattempo, la denuncia viene archiviata (risulta infondata), mentre la sanzione resta in piedi. Il giudice del Lavoro Perrone interroga una collega, unica presente all’episodio, mai sentita dalla dirigente scolastica: è lei a confermare in pieno la versione della maestra Boschetti. Vengono pure interrogate altre 11 colleghe che riconoscono quanto sia difficile l’insegnamento in quella scuola per la presenza di numerosi bimbi aggressivi e si dichiarano «testimoni della professionalità e dell’abnegazione al lavoro della maestra Boschetti...», aggiungendo che «l’eccessiva irrequietezza del bambino in questione richiede sovente il nostro intervento».
Alla fine la sentenza ristabilisce la verità sul corretto operato della maestra. Donatella Boschetti commenta: «Mi auguro che la vicenda faccia riflettere sull’efficacia del processo educativo, che dovrebbe vedere scuola e famiglie dalla stessa parte. Riflettano i dirigenti scolastici che hanno un grande potere dfisciplinare. Riflettano i genitori se sia davvero “fare il bene” dei figli difenderli sempre, a ogni costo, sottraendoli alle responsabilità individuali. E rifletta l’opinione pubblica sull’attuale condizione professionale degli insegnanti».
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