Sarebbe diventato padre fra tre mesi

Il parà risiedeva a Borgo San Zeno con la compagna Elisa da un mese. Stava andando ad allestire una cena di beneficenza
Di Nicola Cesaro

MONTAGNANA. Mercoledì sera Giuseppe avrebbe dovuto collaborare nell’organizzazione di una cena beneficenza, promossa per raccogliere fondi da destinare alla vedova e ai due figlioletti di un amico parà. Una circostanza, questa, che rende ancor più tragica la morte di Giuseppe Scordamaglia, 34 anni, militare calabrese di stanza a Legnago, morto l’altra sera lungo la Sr 10 mentre era in sella alla propria Harley Davidson.

L’uomo, residente a Montagnana, sarebbe presto diventato padre. Mercoledì, alle 19, il militare stava rientrando nella caserma “Donato Briscese” per dare una mano ai colleghi nell’allestimento di un banchetto di beneficenza organizzata dall’associazione nazionale paracadutisti del Basso Veronese: i proventi della serata, che ha visto partecipare oltre 350 persone, sarebbero dovuti andare alla moglie e ai due figli di Giampiero Di Natale, il caporalmaggiore palermitano di stanza a Legnago che perse la vita nel febbraio 2011 a Barberino del Mugello, in un incidente stradale.

Appresa la notizia della morte di Scordamaglia, la cena (a cui partecipavano le massime autorità locali) è stata interrotta. Da Legnago sono partiti alla volta di Montagnana una decina di colleghi del trentaquattrenne, assieme al colonnello Salvatore Tumminia, comandante del reggimento, e al colonnello Massimo Mingiardi, comandante di brigata. Con loro anche don Giuseppe Andriolo, parroco del Duomo di Legnago, e il cappellano militare monsignor Silvano Mantovani. Il gruppo, assieme al medico della caserma, ha fatto poi tappa in casa della compagna Elisa, per annunciare la morte di Giuseppe e per garantire il massimo sostegno, soprattutto a livello psicologico e affettivo.

Il caporalmaggiore. Nativo di Tropea di Vibo Valentia, il caporalmaggiore Giuseppe Scordamaglia prestava servizio da un decennio nella caserma “Briscese”. Aveva partecipato a tutte le missioni di pace che hanno visto impegnata la Folgore negli ultimi anni, a partire da quelle in Kosovo e Libano. Ad agosto era tornato dall’Afghanistan, dove era rimasto per sei mesi. Addetto al vettovagliamento della caserma, il suo profilo professionale è impeccabile, come hanno ribadito più volte i suoi superiori e i colleghi.

La famiglia. Ieri mattina alla caserma “Briscese” sono arrivati i familiari del caporalmaggiore, che appresa la notizia hanno subito preso un aereo da Lamezia Terme per raggiungere Montagnana. In mattinata sono giunti papà Rosario e mamma Domenica Mazzitelli, assieme al fratello minore Francesco. I tre abitano a Zaccanopoli, paesino di appena 800 anime in provincia di Vibo Valentia in cui aveva vissuto anche Giuseppe. Nel pomeriggio sono invece arrivate la sorelle Maria Rosa e Nancy, medico ed avvocato che vivono a Roma, e il fratello Enzo, residente a Lecco. La famiglia Scordamaglia dovrà ora decidere se celebrare il funerale del proprio caro (una volta ottenuto il nulla osta della magistratura) in Calabria o in Veneto. L’organizzazione militare della Folgore ha inoltre messo a disposizione alla famiglia del personale qualificato per aiutarla a superare lo scoglio psicologico che la tragedia ha portato.

La compagna. Giuseppe conviveva con Elisa Balbo, coetanea e in attesa di una bimba, figlioletta che nascerà tra appena tre mesi. La coppia aveva già scelto il nome, Valentina. Il caporalmaggiore viveva fuori dalla caserma da due anni, anche se la residenza in via San Zeno a Montagnana era stata concessa dal Comune della città murata solo da un mese. Ieri tantissimi amici hanno fatto tappa a San Zeno, dove Giuseppe ed Elisa vivevano, per portare la propria solidarietà alla famiglia. La famiglia Balbo è peraltro molto nota: accanto all’abitazione della coppia c’è infatti il negozio di ferramenta e prodotti agricoli di proprietà del padre di Elisa, Luigino, oltre all’officina per la riparazione di macchine agricole, una delle attività storiche della periferia montagnanese. «Preferiamo vivere intimamente questo immenso dolore» spiega Luigino «La notizia della morte di Giuseppe è stata scioccante e mia figlia ora ha bisogno soltanto di silenzio e tranquillità».

L’incidente. Intanto il pm Benedetto Roberti della Procura di Padova ha aperto un’inchiesta sull’incidente avvenuto in via Luppia Alberti. Il conducente del camion che ha tagliato la strada al parà, l’atestino I.T. di 30 anni, è stato denunciato per omicidio colposo. Un atto dovuto in casi come questi, che permetterà ora la nomina di un consulente tecnico per ricostruire la dinamica dell’incidente. La salma del militare resta per ora nella cella mortuaria dell’ospedale di Este, in attesa di eventuale autopsia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova