I sassi per Leo arrivano fino in Giappone: «Un motore di solidarietà nel suo nome»

Leonardo Zanin di Santa Caterina d’Este è morto a 9 anni, ora con le pietre dedicate a lui si raccolgono fondi per la ricerca sulle malattie rare

Giada Zandonà
Leonardo Zanin
Leonardo Zanin

Un piccolo sasso azzurro, con il nome “Leonardo” scritto a mano, è arrivato fino a Kyoto, in Giappone. Ora riposa tra i jizo, le sculture di pietra dedicate ai bambini morti prematuramente, coperte da berrettini intrecciati e da una stuoia rossa.

Un gesto d’amore partito da un’amica di famiglia, uno dei quasi 1.000 sassi colorati che raccontano la storia di Leonardo Zanin, un bambino di appena 9 anni scomparso ad aprile dell’anno scorso.

I sassi per Leo
I sassi per Leo

Da quel giorno, mamma Francesca Fabbris e papà Alessandro hanno deciso di trasformare il dolore in forza, fondando l’associazione “Un sasso per Leonardo”, per aiutare la ricerca, sostenere altre famiglie e continuare a far viaggiare il loro Leo, portandolo simbolicamente a scoprire tutto ciò che non ha potuto vedere. Colpito a soli 6 anni da una malattia rara, Leonardo ha affrontato il suo percorso con una luce speciale. Era solare, curioso, gentile. Amava stare con gli altri, fantasticare, esplorare.

E anche se la vita è stata troppo breve, lui ha lasciato tracce indelebili, come i sassolini che ora lo ricordano in ogni angolo del mondo. Da Kyoto al deserto, dalle montagne innevate ai parchi giochi, ognuno di quei sassi è un messaggio, un modo per dire che Leo è passato di lì, che la sua storia continua. «Un sasso per Leonardo, perché amava viaggiare», racconta mamma Francesca. «Pochi giorni dopo la sua scomparsa, una mia collega mi ha donato un sasso dipinto con un bambino vestito di rosso. Era lui. Da lì è nato tutto: quel disegno è diventato il logo dell’associazione, il simbolo di un’idea che ha preso forma anche grazie alla generosità di tantissime persone».

I sassi di Leo
I sassi di Leo

I sassi, decorati con coccinelle, cuori, arcobaleni e personaggi delle fiabe, portano sempre la scritta “Leonardo” o “Leo è stato qui”. Chi li trova è invitato, attraverso una scritta, a fotografarli e a condividere l’immagine sulla pagina Facebook dell’associazione. Un gesto che diventa una rete di memoria e solidarietà: c’è chi li ha scelti come bomboniere, chi li ha portati in cima alle montagne, chi li ha consegnati a Papa Francesco.

Mentre i sassi viaggiano, l’associazione si impegna nel concreto: «Con le donazioni, che arrivano anche da altre iniziative che facciamo, sosteniamo progetti importanti, come la ricerca scientifica di Città della Speranza, Ail e Fondazione Giovanni Celeghin, ma anche un’iniziativa che ci sta molto a cuore: un alloggio Caritas nel quartiere Carmine di Monselice per le famiglie dei bambini in cura all’ospedale di Schiavonia», spiega ancora Francesca.

«Accogliere significa anche permettere a chi arriva da lontano di avere un tetto, un abbraccio, un punto di riferimento in un momento di grande fragilità». Il sito dell’associazione, www.unsassoperleonardo.it, raccoglie tutte le informazioni sulle iniziative in corso e su come contribuire. «Ogni sasso dipinto non è solo un ricordo, è una piccola promessa di vita, tenacia, ricerca e amore». 

 

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