Scandalo della ciclabile delle città murate

Settecentomila euro spesi per tratti non connessi fra loro e abbandonati al degrado: esposto a Procura e Corte dei Conti
Di Nicola Cesaro

ESTE. «L'anello delle città murate? Una vera e propria insidiosa "trappola". Un risultato controproducente sotto tutti gli aspetti, costato peraltro finora circa 700 mila euro». Un percorso approvato quattro anni fa ma ad oggi completo a metà, dotato di una segnaletica errata e a tratti persino impercorribile. Per questo il circolo atestino di Legambiente, la sezione di Italia Nostra Este e il comitato popolare Lasciateci Respirare hanno indirizzato in questi giorni un esposto alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica, al Gal Patavino, alla Provincia e ai sindaci toccati al percorso ciclabile. Che, in origine, doveva essere il modo migliore per collegare in sicurezza e in maniera "green" le due città murate di Este e Montagnana, ma che ad oggi si è rivelata solo un'opera incompiuta, costata 700 mila euro di soldi pubblici.

Opera incompleta. Secondo il progetto preliminare dell'opera, approvato nel gennaio 2012 dalla giunta provinciale, il percorso si sarebbe dovuto realizzare in tre fasi. Un lotto da Este a Montagnana, uno tra Urbana a Merlara e uno da Merlara ad Este passando per Piacenza d'Adige e Vighizzolo. Secondo e terzo lotto sono stati terminati nel marzo 2015, «mentre per primo lotto non è stato eseguito a tutt'oggi alcun lavoro: esiste solo, a nostra conoscenza, uno studio di fattibilità approvato nel dicembre 2014 dal Comune di Este, capofila per questo lotto».

Segnaletica ingannevole. Il percorso non c'è ma la segnaletica lo indica. I cartelli già sistemati sui 64 chilometri di tracciato parlano infatti di una pista fantasma. Denunciano nello specifico le associazioni: «La segnaletica è stata posta per tutto l'anello come se questo fosse effettivamente percorribile per intero. In particolare per quanto riguarda tutto il tratto relativo al primo stralcio, tale segnaletica risulta raffazzonata in modo sconcertante: casuale, discontinua, in vari punti sbagliata e fuorviante. Non ci spieghiamo in base a quali criteri possano essere state ritenute appaltabili la fornitura e l'installazione della segnaletica, e possa poi essere stato ritenuto ammissibile il certificato di regolare esecuzione dei lavori per un percorso in parte non ancora definito (come attorno a Montagnana) e in parte addirittura impercorribile, come il tratto di circa 5 chilometri tra Este e Montagnana o quello di 2 che attraversa dopo Montagnana l'area del Palù».

Tratti impercorribili. E se da una parte i lavori sono rimasti sulla carta, in altri punti l'intervento si è rivelato fallimentare: «Ampi tratti relativi al terzo stralcio sono stati realizzati con un fondo ghiaioso quantomai disagevole per i cicloturisti, con il risultato che la ridottissima frequentazione e la pressoché inesistente manutenzione hanno da subito creato una situazione diventata ormai di totale impercorribilità» si legge nell'esposto «Nel secondo stralcio, dove il fondo è più adeguato, le diffuse fessurazioni createsi hanno facilitato una rapida invasione della vegetazione. Anche questo tratto presenta quindi, a poco più di un anno dalla sua ultimazione, non poche difficoltà di percorrenza. Vicino a San Salvaro, dove non risulta essere stato fatto alcun lavoro, risulta peraltro anch'esso del tutto impraticabile». Nel bocciare sonoramente l'intervento, ritenuto addirittura dannoso all'appetibilità turistica del territorio, le associazioni invitano gli enti destinatari dell'esposto a valutare eventuali sprechi di denaro e in particolare il Gal ad escludere da altri possibili finanziamenti le amministrazioni che si sono rese responsabili di questi sperperi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:piste ciclabili

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova