Sconto di 7 mesi a don Nicola per la violenza sessuale

Due anni e un mese di carcere, uno sconto di sette mesi rispetto alla pronuncia di primo grado che non fa scattare la sospensione condizionale della pena. È la sentenza pronunciata dalla Corte d’appello di Venezia che conferma in gran parte la condanna inflitta due anni fa a don Nicola De Rossi, 42enne originario di Padova, già parroco di una comunità di Monselice (in primo grado la sentenza al termine di un rito abbreviato che prevede per legge la riduzione di un terzo della sanzione). In aula il sostituto procuratore generale aveva sollecitato la piena conferma della precedente pena. Il difensore aveva consegnato documenti per dimostrare come il prete, che ha sempre respinto le accuse, sta svolgendo attività nel volontariato. Gravissimo il reato rispetto al quale è stata riconosciuta la responsabilità penale del sacerdote: violenza sessuale nei confronti di un minore (all’epoca dei fatti 15 anni e mezzo) che si è costituito parte civile tutelato dall’avvocato Marta Michelon. L’imputato, che ha pagato un risarcimento di circa 15 mila euro alla vittima, era difeso dal penalista Paolo Marson. Nessun commento dai protagonisti della dolorosa vicenda che ha avuto strascichi nella Chiesa padovana.
Più procedimenti
Già nel 2016 il Tribunale ecclesiastico diocesano aveva aperto un’indagine autonoma che si è poi arricchita di un’altra condanna comminata a don Nicola (in primo grado dal gup veneziano il 21 settembre 2017) per detenzione di materiale pedopornografico. Durante la perquisizione scattata nella canonica in seguito all’inchiesta del pm Roberto Piccione, che aveva raccolto la denuncia del minore, nel pc del parroco erano stati sequestrati file con immagini di ragazzini in pose hard scaricate da Internet.
L’inchiesta
«Tu dici che è stato abbastanza naturale... Che avete solo giocato... Devi essere fedele a questa posizione» l’invito rivolto a don Nicola da un’amica psicoterapeuta. E lui: «Con questo ragazzino non è stato un rapporto alla pari... ma alla dispari». Ancora: «Mi faccio un po’ schifo... Mi domando come sono arrivato a una cosa del genere». La conversazione era stata intercettata dagli inquirenti durante l’indagine in quanto si era svolta nell’ambito di una relazione amicale. E ha messo nei guai don Nicola. La violenza era avvenuta nel luglio 2016. Un giorno don Nicola aveva proposto al giovane di restare a pranzo. Finito di mangiare, la proposta di un “pisolino”. E quando il 15enne si era steso sul letto, il prete aveva allungato le mani sul suo corpo mettendosi a cavalcioni sopra di lui. —
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