Scontri di piazza a Padova, l’ira del Sap

La rabbia del sindacato: «Già tutti a piede libero, vergogna. Solo menzogne da parte di chi è sceso in piazza armato con scudi e caschi»
BARON-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CORTEI ANTIAGONISTI CENTRI SOCIALE E FORZA NUOVA
BARON-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CORTEI ANTIAGONISTI CENTRI SOCIALE E FORZA NUOVA

PADOVA. Nel dibattito già di per sé acceso irrompono anche i sindacati di polizia. C’è il Sap: «Due convalide d’arresto, un denunciato, processo posticipato a settembre, immediate scarcerazioni, nessun obbligo di firma. Una sola riflessione: vergogna».

E l’Ugl Polizia: «Chi va in piazza per manifestare il proprio sacrosanto pensiero deve andarci quantomeno disarmato, senza bombe, scudi e caschi nel tentativo di difendersi da un fantomatico nemico».

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Sap (con 345 iscritti) e Ugl Polizia (con 218 iscritti) rappresentano più della metà dei poliziotti padovani (un migliaio circa). Il sentimento comune e condiviso è quello di rabbia e frustrazione. Del resto la contesa polizia-centri sociali si trascina da sempre, con il suo carico di vendette e sfottò.

«Non sta a noi fare le valutazioni di carattere politico, ma che palazzo Moroni ospiti così allegramente la compagine di un centro sociale, offrendo uffici del Comune a chi si è reso protagonista di quelle violenze, ci lascia sbigottiti» continua Mirco Pesavento a nome del Sap.

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«Le violenze perpetrate nei confronti delle forze dell’ordine, hanno nomi e cognomi e una chiara collocazione di carattere politico».

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Giuseppe Brasca, segretario provinciale dell’Ugl Polizia rincara la dose: «Le menzogne dei disobbedienti sono palesi tanto quanto l’ormai famoso post su Facebook del consigliere Daniela Ruffini, prontamente rimosso in seguito all’enorme clamore mediatico, non prima di essere travolto da commenti e risposte invocanti immediate dimissioni dopo la colossale brutta figura. Ormai è sotto gli occhi di tutti la difficoltà giornaliera in cui sono costretti a operare i poliziotti di tutti i reparti, in particolar modo quelli dei Reparti mobili. È inconcepibile continuare a parlare di numeri identificativi sui caschi con questo clima».

 

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