Scontro con il gestore, la piscina di Casale di Scodosia chiude

CASALE DI SCODOSIA. La zona resta senza piscine. Momentaneamente, certo. Ma non è escluso che lo storico polo natatorio del paese rimanga inaccessibile almeno fino a primavera. Con buona pace della tradizionale utenza della piscina e anche di chi magari aveva già pagato un abbonamento. Dallo scorso 31 dicembre, di fatto, la struttura è stata ufficialmente chiusa e da allora nessuno sportivo o atleta è più sceso in vasca.
Alla base dello stop alle attività c’è un rimpallo di responsabilità da parte del Comune, proprietario della piscina, e della società Amatori Nuoto, da anni titolare della gestione dell’impianto. Il bando di gara per affidare l’utilizzo della piscina non è ancora stato formalizzato e tra le due parti non si è arrivati a un accordo capace di portare a una proroga della gestione. «Il Comune, che ha commesso il peccato di non pubblicare un bando nonostante la questione e i rischi connessi fossero noti da mesi, ci ha sempre garantito la possibilità di ottenere una proroga fino al 30 settembre 2016, tanto che abbiamo avviato tutte le pratiche per affrontare la stagione sportiva: dal pagamento della licenza federale alla preparazione degli agonisti, passando ovviamente per gli abbonamenti ai nostri tesserati», denuncia Marco Canova, presidente della Amatori Nuoto. «A complicare i rapporti ci ha pensato però la perizia comunale sui beni che sono di nostra proprietà all’interno della struttura».
Un’analisi, questa, che secondo Canova non ha valutato correttamente gli investimenti della società nel polo natatorio della Scodosia (400 mila per gli Amatori Nuoto, 80 mila secondo l’ente comunale). Il contributo garantito dal Comune da qui a settembre, pure questo considerato inaccettabile, ha portato gli Amatori Nuoto a rifiutare ogni accordo: «Ora siamo costretti a dirottare i nostri tesserati (2.500 totali, anche se in realtà solo 500 gravitano stabilmente a Casale, ndr) in palestra a Saletto o nell’altra piscina che gestiamo, a Monselice», chiude Canova «e, tra molti malumori, dovremo rimborsare la quota di gennaio. Potremo farlo, tuttavia, solo chiarita la posizione del Comune nei nostri confronti». Canova avanza anche altre ipotesi, ben più pesanti, dal ricorso legale al sequestro cautelativo di apparecchiature della piscina.
Da parte sua l’amministrazione comunale dichiara di aver fatto il possibile per non far cessare l’attività dell’impianto: «Avevamo proposto alla gestione una proroga fino al 30 settembre, un contributo in conto gestione di 20 mila euro per nove mesi, la manutenzione ordinaria e straordinaria a carico del Comune», ribatte il sindaco Stefano Farinazzo. «La risposta è stata negativa. Ora il gestore ha tempo sino al 30 giugno per portare via i beni di sua proprietà, con la presenza di un incaricato del Comune. Nel frattempo continuerà la procedura di negoziazione assistita per quantificare eventuali migliorie apportate dal gestore».
Il primo cittadino si difende anche verso i ritardi imputati al Comune nel redarre il bando, attribuendo parte della colpa alla Federazione italiana nuoto (che, come in realtà promesso, non avrebbe fornito celermente nominativi di tecnici a cui affidarsi per redigere un bando puntuale), e segnalando che il Comune si è affidato a un legale per la redazione del bando, avviando anche una gara per individuare il tecnico a cui affidare la perizia di stima sull’impianto, da utilizzare poi in contraddittorio con il gestore. Quanto ai tempi di riapertura, Farinazzo si dice fiducioso: «Entro due settimane al massimo verrà esposto l’avviso di manifestazione di interesse per arrivare in tempi brevi ad avere un nuovo gestore».
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